True Detective 2, finale di stagione

true detective 2 finale di stagioneEguagliare la qualità, narrativa e interpretativa, della prima stagione di True Detective era pressoché impossibile. E infatti, vuoi per gli interpreti, vuoi per la trama un po’ troppo incasinata e ramificata, questa seconda stagione del serial di Nic Pizzolatto s’è rivelata non ai livelli della precedente. Detto questo, avercene…
Regia, fotografia e colonna sonora sono quanto di meglio si possa vedere e sentire non solo in TV, ma anche al cinema. E anche se Matthew McConaughey e Woody Harrelson sono inarrivabili, alla fine, diciamo dalla quinta puntata in poi, anche gli interpreti di TD2 se la sono cavata dignitosamente. Soprattutto Rachel McAdams, se non altro per l’evidente sforzo che deve esserle costato rinunciare ai suoi consueti ruoli da ragazza carina in procinto di convolare, e accettare di recitare le solite frasi yankee stereotipate da ispettore Callaghan con IRONIA MODE OFF.
Colin Farrell ha la stessa espressione con gli occhi spalancati dai tempi del villain in Daredevil, ma riesce comunque a trasmettere sofferenza e conflitto interiore, quindi 6+ di stima.
Mi aspettavo di più da Vince Vaughn, indubbiamente affascinante nel ruolo di cattivo romantico, ma mentre lo guardo recitare non riesco a scacciare quella sensazione per cui ti aspetti che da un momento all’altro saltino fuori Owen Willson o Ben Stiller e finisca tutto in commedia.
Di Taylor Kitsch non mi ero mai accorto in passato, e posso continuare a ignorarlo. Infine Kelly Reilly, indubbiamente brava, ma spesso costretta a recitare frasi improbabili.
Sulla trama ho già detto: troppo incasinata e ramificata, e anche poco interessante, ad eccezione della sotto-trama alla Eyes Wide Shut, che avrebbero dovuto approfondire adeguatamente.
Però… c’è un però: tutte queste considerazioni partono dal fatto che il primo True Detective era davvero un capolavoro assoluto, recitato mostruosamente, diretto magnificamente e perfettamente sceneggiato. Il secondo tentativo invece sta in mezzo tra l’ottimo prodotto televisivo e un buon film al cinema. Diviso otto.

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