Nel recensire il romanzo Nero come la notte, di Tullio Avoledo, in tanti hanno sottolineato come l’ultima fatica dello scrittore pordenonese rappresenti il suo esordio nel genere Noir, con conseguente e momentaneo accantonamento di quello fantascientifico. Ora, a parte il fatto che alcune lievi sfumature SF si colgono anche in questo romanzo – l’ambientazione e alcuni personaggi sono gli stessi della maggior parte dei suoi lavori precedenti – andrebbe detto che in realtà Avoledo aveva già fatto irruzione nel genere Noir con L’ultimo giorno felice, scritto nel 2008. Sempre che nel genere Noir non sia indispensabile la presenza di un protagonista appartenente, in un modo o nell’altro, alle forze di polizia. Fatta questa NON doverosa precisazione, posso dire che Nero come la notte è apparso ai miei occhi come un romanzo interlocutorio, di quelli che Avoledo scrive per riempire gli spazi tra un capolavoro e l’altro. Insomma, un parente stretto del già citato L’ultimo giorno felice (noir), Furland® (satira), Tre sono le cose misteriose (dramma politico), Un buon posto per morire (azione, scritto con Davide Dileo), e i romanzi della Metro 2033 Universe (fantazombeschi). Continua a leggere