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Alessandro Bertante – Nina dei Lupi

Devo ancora decidere quale considerare il migliore dei due: questo “Nina dei Lupi” di Bertante, o “L’Uomo Verticale” di “Davide Longo”. Prenderò una decisione entro la fine della recensione.
Il raffronto nasce dal fatto che i due romanzi, benché diversi, sembrano costruiti lungo la stessa linea temporale. Nina dei Lupi può essere letto infatti come il seguito de L’Uomo Verticale.
Il romanzo di Longo è ambientato nel mezzo della prima ondata di barbarie seguita ad uno sconvolgimento sociale che ha di fatto annichilito istituzioni e forze dell’ordine. Le vicende narrate da Bertante invece si svolgono qualche anno dopo ed ha per protagonisti alcuni abitanti di un paesino di montagna volutamente isolati dal resto del mondo. Un mondo ormai in rovina.
In entrambi i romanzi i sopravvissuti dovranno difendersi dalle bande di violenti, scendendo a compromessi con la loro natura pacifica.
Quello di Longo è in gran parte un romanzo “on the road”, mentre Bertante concentra l’ambientazione in mezzo alla natura, tra le montane, con le sue leggende e i suoi riti ancestrali.
Il protagonista de “L’Uomo Verticale” è una persona qualsiasi, un intellettuale, che durante lo svolgersi degli eventi dovrà imparare a sopravvivere, abdicando alla propria natura pacifica e passiva. I personaggi di Bertante invece hanno qualcosa di eroico e mitologico.
In breve la trama de “Nina dei Lupi”: a seguito di un cataclisma che ha sprofondato il pianeta (o quantomeno l’Italia) nell’anarchia e nella barbarie, alcuni abitanti di un paese di montagna vivono in perfetto isolamento dal resto del mondo. Tra questi una bambina in procinto di diventare donna; una sorta di eremita della montagna con passato cittadino; una sopravvissuta che si farà plasmare dalla natura; una banda di predoni inclini alla violenza estrema; e i lupi, i padroni della montagna.
Due bei romanzi, due letture consigliate. Ma quello di Longo mi è piaciuto di più…

Mauro Corona – La Fine del Mondo Storto

Non un romanzo e neanche un saggio, La Fine del Mondo Storto di Mauro Corona non è altro che una bella fiaba senza lieto fine. Il tema apocalittico, il solito tema apocalittico verrebbe da dire, è stato sviluppato da Corona senza l’ausilio di presupposti scientifici o di analisi sociologiche.
Semplicemente, Corona immagina che un giorno, d’improvviso, i combustibili fossili spariranno dalla faccia della Terra, con tutte le conseguenze nefaste che del caso.
Corona auspica un ritorno dell’uomo alla natura, sennonché è proprio natura, in questo caso quella “umana”, scientificamente votata all’autodistruzione.
Non che Corona abbia tutti i torti: l’uomo è irrimediabilmente un coglione, per dirla con parole sue.
Lettura leggera, a tratti divertente, a volte ripetitiva. Gradevole lo stile di scrittura, anche se a volte l’autore indugia un po’ troppo in elenchi e sinonimi.
Tutto sommato vale la pena affrontare la lettura di questo libro, consci del fatto che non si è di fronte a un capolavoro, aggettivo utilizzato per altre opere passate di Corona, che io non ho ancora avuto occasione di leggere. Un buon libro, niente di più e niente di meno.

Davide Longo – L’Uomo Verticale

Gran bel romanzo questo L’Uomo Verticale di Davide Longo, giovane scrittore italiano che – devo ammetterlo – non avevo mai sentito nominare, e di cui sono venuto a conoscenza grazie a una breve recensione pubblicata da Giuseppe Genna nel suo Blog.
L’Uomo Verticale somiglia a una sorta di prequel italico de La Strada, il capolavoro apocalittico scritto da Cormac McCarthy. Anche qui non si capisce quale catastrofe o quale sconvolgimento politico o sociale abbia fatto precipitare gli eventi, chi o che cosa abbiano condotto l’Italia a diventare una terra in preda alla barbarie, alla disperazione e al degrado. Qualcosa si intuisce, ma da’altra parte come in La Strada, non è importante cosa sia successo prima, ma come abbiano reagito dopo i personaggi sui quali è costruita la storia.
Il protagonista del romanzo è uno scrittore e docente universitario, una persona mite la cui esistenza è stata macchiata da uno scandalo che ha distrutto la sua famiglia. Dopo alcuni anni passati in solitudine nel suo piccolo paese d’origine, Leonardo, antieroe per antonomasia, si troverà ad affrontare situazioni terribili. Ritroverà una figlia dalla quale si era allontanato anni prima, e dovrà cercare di proteggere lei e il suo ambiguo fratellastro preadolescente, costretti ad affrontare situazioni di violenza estrema, in una escalation continua che accompagnerà il lettore verso un finale poetico e commuovente.
Se La Strada di McCarthy è un capolavoro, e lo è, L’Uomo Verticale di Davide Longo è un piccolo/grande gioiello della narrativa italiana contemporanea, al quale auguro un meritato successo internazionale.

Bellissimo.

Aggiornamento
Il successo internazionale alla fine è arrivato. Sono infatti disponibili su Amazon le edizioni Inglese (Last Man Standing), Francese (L’homme vertical:Traduit de l’italien par Dominique Vittoz (La cosmopolite)) e tedesca (Der aufrechte Mann) de “L’uomo verticale”. Sono stato un buon profeta.

Cormac McCarthy – La Strada

Questa-è-letteratura…! Premiato con il Pulitzer, La Strada di McCarthy è un romanzo duro, a tratti crudele e angosciante, ma anche poetico e colmo di speranza. È la storia di un padre e di un figlio, di cui non conosceremo mai i nomi, fortemente legati l’un l’altro, i cui sentimenti reciproci ci vengono raccontanti da McCarthy senza mai scadere in una narrazione sdolcinata e melensa. La Strada è un romanzo di fantascienza distopica, con poca scienza e poca speculazione. È, soprattutto, uno dei più bei libri che abbia mai letto. Uno di quelli che arrivati all’ultima pagina ti fanno accapponare la pelle, e me è successo, letterlamente.
Sulla storia non c’è poi molto da raccontare: ci troviamo in una Terra devastata da una catastrofe non svelata, probabilmente una guerra nucleare. Una Terra invasa dalla cenere, con il cielo perennemente coperto da una coltre grigia, le piante morte o carbonizzate e gli animali estinti. Un mondo in preda alla barbarie, con i pochi sopravvissuti dediti al cannibalismo o alla razzia. In questa terra desolata, un padre e un figlio percorrono verso sud le lunghe strade d’asfalto, perennemente in cerca di qualcosa da mangiare, trascinandosi dietro un carrello colmo di piccoli oggetti. Oggetti indispensabili per la sopravvivenza.
MaCharty ci sa fare con le parole, e fortunati sono quelli che possono permettersi di leggere questo romanzo in lingua originale.
Dico la verità: ho letto questo romanzo perché amante del genere distopico, e La Strada è l’unico romanzo di McCarthy che può esservi annoverato.
Spero ne scriva altri*, nel frattempo proverò a leggere alcuni dei suoi altri capolavori, a cominciare dal celebre Non è Un Paese per Vecchi, romanzo dal quale i fratelli Coen hanno tratto il bellissimo film premiato con tre oscar.

AGGIORNAMENTO 25 Giugno 2015
Sono passati sei anni da quando ho scritto questa recensione, e nel frattempo ho letto altri libri di McCarthy. La Strada rimane per me il più bello, ma gli altri sono comunque dei capolavori: Non è Un Paese per Vecchi; Meridiano di Sangue; Figlio di Dio.
Ognuno di questi merita di essere letto e riletto, d’altronde McCarthy è uno dei più grandi scrittore viventi, garantito.

* Scrivevo tutto ciò un bel po’ di anni fa. Oggi, nel 2018, vi sarei grato se contestualizzaste…

Michael D. O’Brien – Il Nemico

Parto subito dal giudizio: discreto. Il Nemico di Michael D. O’Brien tratta un argomento affascinante, quello dell’anticristo e dell’apocalisse, e lo fa dal punto di vista della religione cattolica. Il libro è edito da Edizioni San Paolo, pertanto non vi aspettate scene di sesso ed eloquio corrente (ossia parolacce). Per quanto mi riguarda, mi sarei aspettato qualcosa di più terra terra. Per dirlo in parole povere, da cristiano convinto (sul fatto di essere cattolico nutro qualche dubbio), credo nella fine del mondo e in un’apocalisse prossima ventura. Ma non credo che per vedere avverarsi le profezie del nuovo testamento siano necessari miracoli, incantesimi e sortilegi. Il male fa parte dell’uomo, e in questo il demonio ha già vinto buona parte delle sue battaglie. Quando si avvicinerà la fine dei tempi, i segni ci saranno (se già non ci sono…), ma saranno del tutto umani e molto poco trascendenti. L’anticristo non sarà consapevole di essere tale. Sarà una figura pubblica, sicuramente carismatica, certamente importante, che agirà in buona fede. E in buona fede aprirà la strada alla distruzione e al male, creando e alimentando lo scontro contro i cristiani. In questo caso la guerra viene mossa nei confronti della chiesa cattolica, perché l’autore è cattolico per lui vale l’equazione Chiesa di Roma = Chiesa Universale. In passato mi è capitato di leggere romanzi sull’apocalisse scritti da autori protestanti. In quelle storie la chiesa cattolica è uno strumento nelle mani dell’anticristo e il Papa rappresenta il falso profeta (colui cha affianca la bestia) di turno. Questione di punti di vista.
Per questo motivo ritengo che l’anticristo, quando si manifesterà, sarà riconosciuto dai cristiani in quanto tali, a prescindere dalla loro appartenenza religiosa, e la persecuzione sarà indirizzata verso di loro. Cattolici romani, protestanti o ortodossi che siano. L’unico vero miracolo sarà il ritorno del Signore, e anche in questo caso, secondo me, non ci saranno effetti speciali.
Tornando al romanzo: avvincente in buona parte, scritto e tradotto bene, un po’ troppo prolisso e noioso quando si affrontano tematiche teologiche.
Abbastanza deludente il finale, che non rivelerò.
Aggiungo un’altra considerazione. Una certa morale traspare nel corso della narrazione: i riformatori della chiesa cattolica appaiono come strumenti nelle mani del male supremo. E in questo l’autore è molto bravo a far nascere un sottile senso di colpa in quei cattolici non ancorati all’ortodossia.
A me è successo questo. Spero che si sbagli.