Cosa poteva leggere un appassionato di fantascienza distopica e apocalittica durante il lockdown decretato la scorsa primavera? Un romanzo che si intitola, appunto, Pandemia, scritto poco prima dell’avvento del SARS-COV-2 da Lawrence Wight, autore statunitense già Premio Pulitzer.
Il romanzo anticipa in maniera dettagliata praticamente tutto quello a cui siamo andati in contro, e che continuiamo a vivere ancora oggi. Dal distanziamento sociale, all’uso delle mascherine, dalla carenza di posti nelle terapie intensive alle politiche di lockdown. Poi però nel romanzo le cose peggiorano, e di brutto, a causa degli elevati tassi di mortalità e contagiosità del virus immaginato da Wight. Non solo: a un certo punto anche le grandi potenze mondiali, colla situazione totalmente fuori controllo, iniziano a guardarsi in cagnesco, e ad abbaiare…
Il protagonista è il Dottor Henry Parsons, epidemiologo di fama mondiale, il cui handicap fisico non gli ha impedito di costruirsi una carriera prestigiosa e mettere su una tipica e stereotipata famiglia americana, con figlia teenager ribelle e fratellino rompiscatole. E sono proprio le vicende della famiglia, rimasta negli Stati Uniti, a fare da contraltare alla missione impossibile che il Dottor Parsons dovrà affrontare in giro per il mondo: trovare l’origine del virus e, cercare una possibile cura ed evitare che politici e governanti mandino tutto a putt ramengo. Continua a leggere
Archivi tag: Romanzo Apocalittico
Alessandro Bertante, Pietra Nera
Secondo volume della Trilogia del Mondo Nuovo di Alessandro Bertante, Pietra Nera esce a otto anni di distanza da Nina Dei Lupi (finalista allo Strega nel 2011), e precede un romanzo non ancora scritto, ma di cui già si conosce il titolo: L’Armata a Cavallo.
Pietra Nera è ambientato vent’anni dopo gli eventi narrati in Nina dei Lupi (recensione), e ha per protagonista Alessio, giovane guerriero figlio di Nina, “mistica” eroina del primo romanzo. Alessio ha una missione da compiere, missione di cui soltanto nelle ultime pagine scopriremo il fine ultimo, e che lo porterà a lasciare Piedimulo, discendere le montagne in groppa al suo mulo Ombra, attraversare la Pianura Padana e ciò che resta di una Milano post apocalittica, e raggiungere infine il paese di Pietra Nera, nell’Appennino.
Durante il viaggio verrà accompagnato da una giovane e bellissima ragazza, Zara, che lui salverà e con la quale instaurerà un rapporto speciale. Non mancheranno i pericoli, spesso mortali, rappresentati da una natura che ha di nuovo preso il sopravvento, e dalle orde di barbari che seminano morte e distruzione in ciò che è rimasto del Nord Italia dopo La Sciagura. Continua a leggere
Tullio Avoledo, Furland®
Strano esperimento questo Furland®, di Tullio Avoledo. Mi è piaciuto? Direi che si lascia leggere. Ha dei difetti? Alcuni, a mio modo di vedere, ma trascurabili. Allora da cosa deriva questa mia perplessità? Forse dal fatto che dall’autore de La Ragazza di Vajont, Mare di Bering, L’Elenco Telefonico di Atlantide, Lo Stato dell’Unione e Chiedi alla Luce mi aspetto soltanto dei capolavori, e non dei divertissement di altro tipo. Tuttavia, a ben vedere, anche in Furland® troviamo alcuni ingredienti tipici della produzione Avolediana. La distopia, la tendenza a immaginare società totalitarie, la deriva fascista, personaggi forti e cinici e dalla moralità ambigua. Ingredienti che nel caso di Furland® virano verso il grottesco, la satira, l’invenzione letteraria.
La trama in breve: grazie a una sorta di colpo di stato indipendentista, organizzato da Vittorio Volpatti, un politico tanto visionario quanto reazionario, il Friuli ottiene l’indipendenza dall’Italia. Continua a leggere
Gianni Tetti, Il Grande Nudo
Dopo aver letto, abbastanza casualmente, il romanzo Mette Pioggia di Gianni Tetti, ed esserne rimasto piacevolmente colpito, ho voluto approfondire l’opera di questo autore mio conterraneo, col quale condivido città di nascita e passione per il genere distopico e apocalittico. Ho optato naturalmente per il suo romanzo successivo, Il Grande Nudo, nel momento in cui scrivo la sua ultima pubblicazione, testo che è stato candidato ufficialmente durante la settantunesima edizione del Premio Strega. Mi è piaciuto? Si, mi è piaciuto. Ci tengo a dirlo subito e a scanso di equivoci, perché da questo momento in poi ne illustrerò quelli che a molti potrebbero sembrare dei difetti.
Prendiamo Mette Pioggia, il suo romanzo precedente, innaffiamolo con la benzina, mettiamo un petardo al suo interno, incendiamolo e facciamolo esplodere. Avremo così Il Grande Nudo: romanzo deflagrante che riporta più o meno le stesse tematiche, gli stessi personaggi, gli stessi luoghi del romanzo precedente, ma elevati all’ennesima potenza. Con, ancora più evidente, un unico principale protagonista: la crudeltà umana, maschile, italiana, sarda. Continua a leggere
Gianni Tetti, Mette Pioggia
Nel mio continuo lavoro di approfondimento del genere distopico/apocalittico di matrice italiana, ho scovato questo piccolo capolavoro scritto nel 2014 da un giovane autore e sceneggiatore sardo, Gianni Tetti, anche lui nato a Sassari qualche anno dopo il sottoscritto. Proprio a Sassari sono ambientate le vicende narrate in questa strana apocalisse. Una Sassari cattiva, polverosa, infetta, lenta, silenziosa.
Mette Pioggia è un romanzo corale che narra l’apocalisse incrociando i punti di vista dei tanti personaggi che lo popolano. Personaggi inizialmente slegati tra loro, ma le cui vite si incastrano come le tessere di un puzzle. Tra di loro spicca l’assenza di eroi o persone speciali: sono proprio le storie di questi anonimi personaggi a introdurre un’apocalisse forse climatica o forse peggio, che se ne sta tranquilla sullo sfondo, lasciando che i protagonisti vivano i loro drammi e si abbandonino ai ricordi allucinati e infetti di un mondo giunto oramai alla fine. Continua a leggere
Giuseppe Genna, History
Articolo scritto per la rivista on line Andromeda, che differisce rispetto all’originale per l’ampia digressione autobiografica.
Sono riuscito nell’impresa non facile di portare a termina la lettura di History, l’ultima fatica letteraria di Giuseppe Genna. “Fatica” nel vero senso della parola, tanto che mi sento da subito di poter dire che History non è un romanzo per tutti, e tra questi ovviamente mi ci metto anch’io. Ma procediamo con ordine, con una mia breve digressione autobiografica.
È una vita che leggo un po’ di tutto in modo disordinato e caotico. Fino a quattordici divoravo manuali e libri illustrati per ragazzi. Intorno ai quindici anni è sbocciato l’amore per la narrativa, prevalentemente di genere fantascientifico. Ho passato un paio d’anni a leggere quasi esclusivamente romanzi e racconti di Isaac Asimov, per poi diversificare con Urania comprati a casaccio, i libri di Lovecraft e Poe, gli scrittori cyberpunk e l’opera omnia di Philip K. Dick. A un certo punto ho rallentato con il consumo smodato di narrativa di genere, spostando i miei interessi sul mainstream di provenienza anglosassone, con saltuarie incursioni nel beat e nel postmoderno. Continua a leggere
Alessandro De Roma, La Fine dei Giorni
Alessandro De Roma è un giovane autore Sardo, già tradotto all’estero, i cui ultimi lavori sono stati pubblicati da Einaudi. La Fine dei Giorni è la sua seconda opera, pubblicata da Il Maestrale nel 2008, che segue di un anno Vita e Morte di Ludovico Lauter, ottimo esordio apprezzato dalla critica.
Romanzo distopico e apocalittico al tempo stesso, ne La Fine Dei Giorni De Roma racconta una storia sicuramente fantascientifica ma con solide basi nel nostro presente, proiettato in un futuro non troppo distante dai nostri giorni.
Il protagonista e io narrante è Giovanni Ceresa, un insegnate quarantenne dal carattere riflessivo, a tratti pavido e incline alla malinconia. Le vicende prendono il via dall’improvvisa sparizione del signor Baratti, un pensionato che abita nel condominio in cui risiede lo stesso Ceresa. Gli abitanti del condominio non sembrano aver fatto caso alla strana sparizione, e molti addirittura non ricordano l’anziano signore. Lo stesso Ceresa, col passare dei giorni, si rende conto di non riuscire a mantenere vivo il ricordo del suo vissuto quotidiano. Inizia così a tenere un diario, dove registra tutto quello che gli capita e che vale la pena ricordare, nella speranza di riuscire a dare un senso agli eventi di cui non sa di essere ignaro protagonista. Quella di Baratti infatti non è l’unica sparizione dimenticata, mentre in una Torino sapientemente descritta si moltiplicano le persone in preda alla demenza, gruppi di senzatetto più o meno lucidi vagano per le strade, orde di cannibali abitano i cimiteri e bande di delinquenti militarizzati si barricano nei centri commerciali. Continua a leggere
Margaret Atwood, Per Ultimo il Cuore
Lettura leggera e divertente, quest’ultimo romanzo distopico della Atwood può essere sfogliato tranquillamente sotto l’ombrellone, in metropolitana, una pagina al giorno, mollato e ripreso. Scritto ottimamente e tradotto molto bene, senza inutili virtuosismi e pesanti approfondimenti, di questo libro si apprezzano in primo luogo l’ironia – a volte macabra – e il sense of humor della celebre scrittrice canadese, che ricordo è stata più volte candidata al Nobel, messi a disposizione di una trama semplice e lineare, con colpi di scena non troppo a effetto, e che qua e la pecca in verosimiglianza. Ma questo è voler spaccare il capello in quattro. Il romanzo risulta comunque godibile, capace – se non di stupire – almeno di strapparci qualche sorriso.
In in futuro abbastanza vicino al nostro presente, la crisi economica globale precipita vaste aree degli Stati Uniti d’America, soprattutto il Nord Est, in una situazione di degrado, pericolo costante e povertà estrema. Continua a leggere
Tiziano Scarpa – Il brevetto del geco
Mi rendo conto di non essere particolarmente originale nel definire Il brevetto del geco, del “cannibale” Tiziano Scarpa, un vero, autentico, sincero e caratteristico romanzo postmoderno italiano. Non privo di difetti, a mio modo di vedere. Ma andiamo con ordine.
Vagamente distopico (o utopico, a seconda della propria sensibilità religiosa) nel prologo e nell’epilogo, fatico nel definire questo romanzo un’opera fantascientifica, come qualcuno ha fatto. Anzi, per me non lo è neanche marginalmente. Eppure io sono di bocca buona, da questo punto di vista. Il fatto è che Il brevetto del geco è un romanzo che parla prevalentemente di arte contemporanea – tenete Wikipedia sottomano -, religione, solitudine e parole, tanto che le parole stesse prendono coscienza e parlano di se in prima persona. Che poi si dedichino una manciata di pagine a all’evoluzione sovversiva di una nuova corrente religiosa di matrice cristiana non basta per annoverare questo romanzo nel genere a me caro. Altrimenti, chessò, dovrei considerare anche Rumore bianco di De Lillo un romanzo fantascientifico: c’è chi l’ha fatto, e io non sono d’accordo, e c’è chi ha paragonato Scarpa proprio a De Lillo, senza senso della misura, evidentemente.
Quindi, ricapitolando, dal il mio punto di vista questo è il difetto principale: nel leggere il prologo ti aspetti un certo tipo di romanzo, e mentre vai avanti nella lettura ti aspetti che da un momento all’altro la storia dei Cristiani Sovversivi salti fuori. Invece viene liquidata sbrigativamente nelle poche pagine finali.
I due protagonisti sono Federico Morpio, artista fallito perennemente in bolletta, e Adele Cassetti, impiegata anonima colta da crisi mistica e la cui epifania è stata innescata dalla contemplazione del un geco, ospite indesiderato nella casa in cui abita. I due personaggi risultano al tempo stesso anonimi ed eccentrici, marginali e peculiari. Persone comuni con qualcosa di unico. Seguiremo le loro vicende attraverso l’alternanza ordinata dei capitoli, per poi ritrovarli insieme nell’ultimo, dove non manca il classico colpo di scena finale.
Insomma, fatta salva la mia obiezione di cui sopra, si tratta di una lettura abbastanza piacevole, originale e scritta ottimamente. E con Tiziano Scarpa c’era d’aspettarselo.
Tullio Avoledo – Chiedi alla Luce
Chiedi alla Luce, di Tullio Avoledo, è un romanzo bellissimo, giudizio che ho maturato gradualmente, soprattutto dopo aver superato le prime cento pagine, quelle che mi sono servite per metabolizzare una storia dalle tematiche che di primo acchito potevano sembrare vagamente fantasy. Chiedi alla Luce – titolo stupendo mutuato da un verso del poeta Ovidio, uno dei tanti personaggi che affollano il romanzo – invece parla d’altro.
Parla del male che alberga nell’animo delle persone, e di quella scintilla di umanità che a volte si può nascondere nel cuore del più spietato dei carnefici, per quanto tale concetto sia difficile da accettare. E di autori di carneficine, in questo romanzo, ce ne sono tanti: dalla manovalanza nazista dei campi di concentramento, ai boia seriali delle purghe staliniane. Dalle atrocità commesse durante l’assedio di Budapest, all’eccidio di Minsk e alla strage degli insorti della Comune di Parigi.
Il viaggio dell’Arcangelo Gabriele, l’Angelo Sterminatore incarnato tra fine del ventesimo e inizio del ventunesimo secolo nel corpo, nel cervello eroso dal cancro e nella psiche dell’archistar Gabriel, si snoda tra i luoghi delle carneficine di cui sopra. Viaggio geografico e temporale, tra Europa, Russia, Turchia e Penisola Arabica, e che finisce tra Pordenone e Venezia, in un continuo spostarsi tra i luoghi della memoria ormai compromessa di Gabriel, alla ricerca di una donna di cui soltanto alla fine conosceremo storia e destino, alle soglie di una fine del mondo che aleggia tra le pagine del libro come l’immagine di un evento incombente, mai del tutto a fuoco.
Romanzo caleidoscopico, ricco di rimandi, amnesie e situazioni grottesche: cani e gatti che parlano, zingari millenari dalle origine classiche, angeli nascosti tra i mortali, cantanti uxoricidi, compagni di viaggio logorroici, oggetti e opere d’arte che attraversano il tempo e lo spazio. E poi le donne, donne fatali, bellissime e sensuali come tutte le donne dei romanzi Avoledo, nelle quali in qualche modo si rispecchia e cerca conforto tutta la fragilità del protagonista.
Quasi cinquecento pagine velate da malinconia e pessimismo, di tanto in tanto intervallate da quel sottile e cinico umorismo che fa capolino tra i dialoghi, brillanti e veri, dei protagonisti.
Non mancano infine incursioni su tematiche care allo scrittore di Pordenone: l’amore per la musica, la tecnologia, la poesia, l’arte. Il tutto condito in salsa vagamente postmoderna.
La sparo grossa: Avoledo è uno dei migliori scrittori italiani, e spiace che in tanti ancora non se ne siano resi conto.