Aiuto! Devo recensire un romanzo di Umberto Eco, nientepopodimeno che… E già parlare di recensione mi fa arrossire, quantomeno. Da quando ho deciso di mettere per iscritto in questo blog le impressioni (ecco: forse parlare di “impressioni” è più appropriato) che ricavo dai libri che leggo, non posso certo evitare di farlo con quei pochi autori importanti (e difficili) che raramente decido di affrontare.
Umberto Eco è innegabilmente uno di questi, tranne che per questo romanzo, devo constatare, con mia enorme sorpresa.
Soltanto distrattamente Il Nome della Rosa, secoli fa, e divorato il Pendolo di Focault (in meno di una settimana) qualche anno dopo, le mie letture di Eco si sono fermate a questi due romanzi, e alle Bustine di Minerva che pubblicava sull’Espresso. Poi basta. Provai un certo interesse per Il Cimitero di Praga, ma rimandandone in continuazione l’acquisto ho finito per rinunciare alla lettura. E così ci ho riprovato con questo Numero Zero, aspettandomi le dissertazioni filosofiche, le citazioni dotte e le trame intricate che caratterizzavano gli altri due romanzi. Continua a leggere
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Rosario Priore – Giovanni Fasanella – Intrigo Internazionale
Come tutti i libri che trattano come argomento principe i Misteri D’Italia, anche questo Intrigo Internazionale ha destato subito la mia attenzione. Nonostante quelli che sono per me due difetti abbastanza fastidiosi. Il primo: è un libro intervista, e a me i libri intervista non piacciono (a meno che l’intervistatrice non sia Fernanda Pivano, per dire, e l’intervistato Charles Bukowski). Il secondo: l’intervistato è un magistrato.
Non ho niente contro i magistrati, anzi, per me molti di loro hanno in se qualcosa di eroico, visti i tempi e il clima politico. Tuttavia ritengo che le verità proferite dai magistrati in tanti libri inchiesta siano sempre verità processuali, o comunque influenzate da quanto emerso nei vari procedimenti giudiziari. E questo nonostante in premessa gli autori di “Intrigo Internazionale” dichiarino di andare oltre le verità processuali. In parte è vero, ma più che altro ciò che emerge dalla lettura di questo libro consiste in una raccolta articolata di Teoremi. Ipotesi e speculazioni che hanno come fondamento le migliaia di pagine e atti processuali passati per le mani del giudice Priore.
Infatti l’idea che il lettore può farsi una volta arrivati all’ultima pagina non ha a che fare con La Verità. I francesi volevano fare fuori Gheddafi e per sbaglio hanno abbattuto il DC9 Itavia? Può essere, ma le prove? Qui ci sono soltanto indizi. Indizi incastonati in un quadro più vasto la cui scena è, appunto, quella di un “Intrigo Internazionale”.
E forse non è un caso che il titolo sia lo stesso di un famoso film di Alfred Hitchcock, dove i protagonisti si trovano catapultati in uno scenario più grande di loro. Dove le vite dei singoli hanno poca importanza di fronte all’esigenza di salvaguardare i delicati equilibri internazionali. Appunto.
Carlo Lucarelli – Storie di bande criminali, di mafie e di persone oneste. Dai «Misteri d'Italia» di «Blu notte»
Avendo letto gli altri due libri della serie dedicata ai misteri d’Italia, trasposizione su carta del programma Blu Notte condotto su Rai 3 da Lucarelli, ho voluto completare la trilogia con questo terzo e al momento ultimo capitolo.
Le vicende narrate spaziano dalla quelle della malavita sarda alle imprese della banda della Magliana, dalla mafia trapanese alle ‘ndrine calabresi. La trasposizione è filologica, senza approfondimenti o digressioni, e chi ha visto tutte le puntate del programma televisivo difficilmente potrà trovare interessante la lettura delle stesse. Devo dire che la linea adottata da Lucarelli è la solita, ossia quella della prudenza. Non ci sono scoop, rivelazioni inedite, ipotesi. Ma Lucarelli l’ha sempre detto. Il suo intento non è quello di scoprire qualcosa di nuovo su vicende note, ma soltanto renderle fruibili al grande pubblico. E in questo si può dire che il suo intento è pienamente riuscito.
Giuseppe Lo Bianco – Sandra Rizzo – Profondo Nero
Un po’ stiracchiate come ipotesi. Per quanto riguarda il collegamento tra la morte/omicidio del patron dell’Eni Enrico Mattei e il sequestro/assasinio del giornalista dell’Ora Mauro de Mauro, le ipotesi fatte sono più che plausibili (anche se in Sicilia per essere uccisi dalla mafia non è necessario scoprire qualcosa di clamoroso, è sufficiente fare un po’ troppe domande in giro). Ciò che sembra un’ipotesi molto imparentata con la dietrologia è quella relativa all’omicidio Pasolini.
Ipotesi che parte dal presupposto che Pasolini in qugli anni stesse scrivendo un romanzo, Petrolio (pubblicato postumo nel 1993), che parlava di Eni, Enrico Mattei, Eugenio Cefis (l’uomo nero che nel libro di Lo Bianco e Rizzo che fa da trait d’union nei tre omicidi). Senza voler rivelare il finale, sono e rimango dell’opinione che Pasolini sia stato assassinato da un gruppo di balordi, le cui motivazioni potevano anche essere politiche, ma che a mio modo di vedere non avevano bisogno di mandanti altolocati che agissero alle loro spalle. Pasolini si è trovato nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, con le persone sbagliate. E in questo modo è stato tolto di mezzo uno degli intellettuali più importanti del 900 italiano.
Massimo Carlotto e Mama Sabot – Perdas de Fogu
Perdas de Fogu, Romanzo inchiesta scritto da Massimo Carlotto insieme al collettivo Mama Sabot, alla fine ti lascia con l’amaro in bocca. Tanto per iniziare, per essere un romanzo d’inchiesta sembra poco documentato. Si sa che al poligono militare di Perdas de Fogu, in Sardegna, si sperimentano armamenti di tutti i tipi. Si sa che intorno a questo poligono vengono conclusi un bel po’ di affari, leciti e illeciti. Si sa che molte persone hanno accusato patologie, a volte mortali, legate alla presenza del poligono.
Queste cose si sanno già, soprattutto in Sardegna, e da un romanzo d’inchiesta ci si aspetta un approfondimento, una qualche rivelazione scottante. Invece l’argomento sembra essere trattato superficialmente.
Un esempio concreto: nel romanzo viene coinvolto un certo politico, di cui non si fa il nome ma che è facilmente identificabile. Questo politico, parlamentare ed ex ministro con attuali incarichi istituzionali, ha un certo peso nella politica Sarda e, a quanto si dice nel romanzo di Carlotto e Mama Sabot, fa da garante per un comitato di industrie, aziende e militari (che viene definito il “combinat”) che fanno affari intorno al poligono di Perdas de Fogu. Un minimo di approfondimento avrebbe voluto che di questo politico si menzionasse la vecchia appartenenza alla P2 e gli strani rapporti con faccendieri sardi, membri della Banda della Magliana, portavoce di mafiosi di spicco e coinvolgimenti ambigui nel fallimento del Banco Ambrosiano e dell’omicidio Calvi. Di tutto ciò nel romanzo non se ne fa menzione.
Per il resto il romanzo si legge tutto d’un fiato, è ben scritto (si nota lo stile asciutto e cinico di Carlotto) e avvincente. I personaggi sono le solite “carogne” di Carlotto e non ci sono eroi e santi.
Una buona lettura dalla quale non bisogna spettarsi più di tanto.
Giovanni Bianconi – Ragazzi di malavita
Grazie anche al successo del film Romanzo Criminale, basato sul libro omonimo scritto dal giudice Giancarlo De Cataldo, tutta una serie di libri inchiesta sulla Banda della Magliana hanno fatto la loro comparsa in libreria o sono stati ristampati. Ragazzi di Malavita di Giovanni Bianconi è uno di questi. Scritto una decina di anni fa e Basato principalmente su resoconti processuali, questo libro di facile lettura, non privo comunque di passaggi inevitabilmente pesanti, traccia un resoconto fedele di quello che hanno rappresentato per Roma e per l’Italia tutta una serie di personaggi appartenenti a quello che inizialmente poteva essere considerato il classico sottobosco criminale di una grande metropoli, ma che poi è cresciuto a dismisura fino ad assumere i connotati di una vera e propria associazione a delinquere di stampo mafioso.
Certo è che per chi ha letto Romanzo Criminale e ha visto il film di Michele Placido, viene difficile riuscire a scrollarsi di dosso tutte quelle sensazioni, romantiche e avventurose, che le due opere di fiction erano riuscite a trasmettere.
Si tratta di un testo utile per approfondire certe tematiche che, per motivi anagrafici (il sottoscritto in quegli anni si interessava a cose ben più futili, data la giovane età), geografici (i personaggi di spicco sono quasi tutti Romani di Roma) o per semplice distrazione o disinteresse non hanno seguito in presa diretta le imprese narrate da Giovanni Bianconi.
Un appunto: anche se nella copertina possiamo leggere “Il più documentato libro sulla Banda della Magliana”, si tratta in realtà di un importante riassunto di atti processuali. Forse alcune tematiche, alcuni collegamenti con i vari misteri d’Italia, eventuali approfondimenti sui protagonisti possono essere rintracciati su altri testi. Testi magari meno precisi… Ma forse più coraggiosi.