Il Racconto dell’Ancella è un grande romanzo, considerato da molti e a ragion veduta un classico del genere distopico di matrice novecentesca. Volendo tracciare una sequenza cronologica dei più importanti romanzi specificatemene distopici* del secolo scorso, Il Racconto dell’Ancella segue il solco tracciato da Il Mondo Nuovo, 1984, Fahrenheit 451, e Arancia Meccanica. Ripeto: sequenza cronologica. Ognuno poi si faccia la propria classifica.
Io purtroppo ho avuto la sventura di leggere questo capolavoro dopo aver visto l’omonima serie tv su Tim Vision, interpretata dalla bravissima Elisabeth Moss, di conseguenza conoscevo fin troppo bene tutta la storia. La serie infatti rimane abbastanza fedele al romanzo originale, seppur con qualche “aggiunta”.
Poco male: leggere Il Racconto dell’Ancella rimane comunque un’esperienza appagante. Rispetto agli altri romanzi SF di Margaret Atwood che mi è capitato di leggere, nel Racconto dell’Ancella manca l’ironia, caratteristica importante della cifra stilistica della Atwood, anche se a volte sembra trapelare tra le righe un sottile sarcasmo, soprattutto quando pare evidente che l’autrice canadese parli della società futura con l’intento di muovere una forte critica ai costumi contemporanei. A parte questo, si tratta di un romanzo visivamente potente, scritto alla perfezione e ottimamente tradotto in italiano. Continua a leggere
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Margaret Atwood, Per Ultimo il Cuore
Lettura leggera e divertente, quest’ultimo romanzo distopico della Atwood può essere sfogliato tranquillamente sotto l’ombrellone, in metropolitana, una pagina al giorno, mollato e ripreso. Scritto ottimamente e tradotto molto bene, senza inutili virtuosismi e pesanti approfondimenti, di questo libro si apprezzano in primo luogo l’ironia – a volte macabra – e il sense of humor della celebre scrittrice canadese, che ricordo è stata più volte candidata al Nobel, messi a disposizione di una trama semplice e lineare, con colpi di scena non troppo a effetto, e che qua e la pecca in verosimiglianza. Ma questo è voler spaccare il capello in quattro. Il romanzo risulta comunque godibile, capace – se non di stupire – almeno di strapparci qualche sorriso.
In in futuro abbastanza vicino al nostro presente, la crisi economica globale precipita vaste aree degli Stati Uniti d’America, soprattutto il Nord Est, in una situazione di degrado, pericolo costante e povertà estrema. Continua a leggere
Margaret Atwood, L’Ultimo degli Uomini
Margaret Atwood (Autore), R. Belletti (Traduttore), Copertina flessibile: 303 pagine, Editore: TEA (29 ottobre 2009), Collana: Teadue
Per qualche strano motivo in vita mia ho letto pochissimi libri scritti da autrici del gentil sesso (definizione abusata, ma scrivere donne o femmine mi suonava cacofonico). Non ho granché voglia di spiegare questa anomalia, anche perché non credo di avere argomenti sufficientemente validi a mio discapito. Dico soltanto che, generalmente (e colpevolmente), associo la narrativa femminile ai quei generi dai quali mi tengo volentieri a debita distanza: young adult, saghe varie, trilo/quadrilogie assortite, triller piccanti e porno patinati.
E siccome nel 99% delle cose che leggo tengo conto della storia e non chi l’ha scritta (salvo POI appassionarmi a questo o quello scrittore), ecco spiegato in buona sostanza il motivo per cui ho avuto così poco a che fare con signore scrittrici.
Detto questo, vista la mia passione (ossessione?) per i romanzi ad ambientazione pre e post apocalittica, mi sono imbattuto in questo L’Ultimo degli Uomini, della scrittrice canadese Margaret Atwood. Continua a leggere