Come tutti i libri che trattano come argomento principe i Misteri D’Italia, anche questo Intrigo Internazionale ha destato subito la mia attenzione. Nonostante quelli che sono per me due difetti abbastanza fastidiosi. Il primo: è un libro intervista, e a me i libri intervista non piacciono (a meno che l’intervistatrice non sia Fernanda Pivano, per dire, e l’intervistato Charles Bukowski). Il secondo: l’intervistato è un magistrato.
Non ho niente contro i magistrati, anzi, per me molti di loro hanno in se qualcosa di eroico, visti i tempi e il clima politico. Tuttavia ritengo che le verità proferite dai magistrati in tanti libri inchiesta siano sempre verità processuali, o comunque influenzate da quanto emerso nei vari procedimenti giudiziari. E questo nonostante in premessa gli autori di “Intrigo Internazionale” dichiarino di andare oltre le verità processuali. In parte è vero, ma più che altro ciò che emerge dalla lettura di questo libro consiste in una raccolta articolata di Teoremi. Ipotesi e speculazioni che hanno come fondamento le migliaia di pagine e atti processuali passati per le mani del giudice Priore.
Infatti l’idea che il lettore può farsi una volta arrivati all’ultima pagina non ha a che fare con La Verità. I francesi volevano fare fuori Gheddafi e per sbaglio hanno abbattuto il DC9 Itavia? Può essere, ma le prove? Qui ci sono soltanto indizi. Indizi incastonati in un quadro più vasto la cui scena è, appunto, quella di un “Intrigo Internazionale”.
E forse non è un caso che il titolo sia lo stesso di un famoso film di Alfred Hitchcock, dove i protagonisti si trovano catapultati in uno scenario più grande di loro. Dove le vite dei singoli hanno poca importanza di fronte all’esigenza di salvaguardare i delicati equilibri internazionali. Appunto.