Se devo essere sincero, dal saggio “Mussolini ha fatto anche cose buone“, dello storico Francesco Filippi, mi aspettavo di più. Mi aspettavo sicuramente maggior approfondimento, insieme a un’analisi rigorosa del contesto sociale e politico in cui sono dapprima germogliate, e poi via via attecchito, le bufale riguardanti le fantomatiche cose buone fatte dal Duce durante il ventennio fascista. Nel libro alla fine ciò che vi si legge (in pochissimo tempo) non è altro che un elenco di luoghi comuni sul fascismo ai quali abboccano ormai in pochi nostalgici. Non credo sia rimasto nessuno che possa affermare in buona fede che il Duce abbia inventato le pensioni, sconfitto la mafia e fatto in modo che i treni arrivassero in orario. Detto questo, che non si tratti di un’encilopedia super documentata lo si capisce subito, anche soltanto per le dimensioni del volume. Errore mio, quindi, nell’essermi creato troppe aspettative.
Libro consigliato se non ne sapete nulla, o se vi serve un bignami delle bufale su fasciamo. Altrimenti lasciate perdere.
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Emilio Lussu, Marcia su Roma e dintorni
Tanto per buttarla subito in politica, ho immaginato Emilio Lussu (scrittore e politico sardo, mio conterraneo, eroe di guerra e fondatore del Partito Sardo d’Azione) rivoltarsi nella tomba dopo che nella mia Regione il partito da lui fondato ha preso la strada che tutti sappiamo. Questa mia affermazione ritengo sia del tutto inattaccabile, in qualsiasi modo uno possa pensarla.
Scritto ormai quasi novant’anni fa, poco dopo l’instaurarsi della dittatura fascista e a seguito della rocambolesca fuga dal carcere di Lipari, dove Lussu venne confinato dal regime, Marcia su Roma e dintorni racconta con un linguaggio semplice, diretto e ironico, l’ascesa per nulla inarrestabile di Benito Mussolini. Si, avete letto bene: “per nulla inarrestabile”, e se avrete la bontà di leggere questo libro, che mi auguro nel frattempo non sia sparito dalle antologie scolastiche (ma credo di si, visto l’andazzo), capirete a cosa mi riferisco. Continua a leggere
Giampietro Stocco, Nero Italiano
Finalmente mi sono deciso a leggere Nero Italiano, di Giampietro Stocco, libro che tenevo da un po’ di tempo nella lista dei desideri di Amazon e che, subito dopo l’acquisto, ha scavalcato la pila di letture arretrate che continuano a prendere polvere virtuale nella memoria del mio tablet.
In questo romanzo stazioniamo dalle parti dell’Ucronia “classica”, ossia quella che prevede la morte/sopravvivenza di questo o quel personaggio storico, o l’alterazione un determinato avvenimento cruciale. In Nero Italiano la storia si biforca a seguito di due avvenimento storici che prendono una piega diversa rispetto a come sono andate le cose nel “nostro” universo. La prima è la riuscita dell’attentato a Hitler da parte di Claus von Stauffenberg (e in effetti, visto come il dittatore tedesco sia riuscito a farla franca, ho come l’impressione che sia il nostro l’universo alternativo…), e la seconda è la mancata partecipazione dell’Italia al secondo conflitto mondiale.
Si tratta di POD (acronimo di Point of Divergence) già ampiamente utilizzati in ambito storico/divulgativo – quello di von Stauffenberg – e narrativo. Numerosi sono infatti i romanzi, soprattutto italiani, che prevedono il mancato coinvolgimento italiano nel secondo conflitto mondiale. Così, a memoria, mi vengono in mente i due scritti da Enrico Brizzi (quelli della trilogia inaugurata con L’Inattesa Piega degli Eventi), il ciclo Occidente di Mario Farneti, e il romanzo 1943. Come l’Italia Vinse La Guerra di Giovanni Orfei.
Tuttavia, del romanzo di Stocco è interessante l’analisi che fa l’autore dell’evoluzione del regime fascista a seguito della morte di Benito Mussolini nel 46 (evidentemente era comunque quello il suo destino…) e la designazione di Galeazzo Ciano quale suo successore. Spostando quindi di trent’anni in avanti l’ambientazione della storia rispetto alla fine del conflitto, siamo alle prese con un’Italia ancora sotto dittatura e governata da Ciano, ma senza il pugno di ferro del suocero e dei suoi gerarchi. In più, iniziano a prendere piede quei turbamenti politico sociali che nella nostra realtà sfoceranno poi nei sanguinari anni di piombo. Non solo: la situazione economica del paese, il livello di arretratezza tecnologico e l’emarginazione dallo scacchiere internazionale (in piena guerra fredda ma con la Germania governata da Albert Speer nel ruolo – molto attuale – di potenza continentale), e le rivolte scoppiate nelle colonie ai margini dell’Impero, rendono l’Italia un paese fragile, e vacillante il regime che la governa. Serve un cambio di rotta, una graduale apertura alla democrazia e ai rapporti internazionali, di cui si farà carico l’ambiziosa e ambigua Maria De Carli, unico ministro donna dell’esecutivo.
La narrazione si srotola tra un buon numero di personaggi, tra i quali spiccano – oltre a quelli già menzionati – il giornalista televisivo Marco Diletti (alter ego dell’autore?) e la giovane ribelle Silvia. Nonostante questo il romanzo rimane abbastanza breve, decisamente scorrevole e scritto alla perfezione.
Nei romanzi Ucronici è molto facile cadere nella tentazione di ricorrere all’infodump, e Giampietro Stocco non n’è esente. Purtroppo, nel creare un universo che non cada a pezzi (citazione…) dopo poche pagine, o si infilano le informazioni dove viene più comodo, o si fanno crescere a dismisura le dimensioni del romanzo. Questo lo so perché anch’io sto provando a scrivere qualcosa di ucronico che superi le dieci pagine, e rinunciare all’infodump e agli spiegoni non è per nulla semplice. Philip Dick c’è riuscito in The Man in the Hight Clastle, ma… era Philip Dick, e quel capolavoro rimane complesso per molti lettori. E poi basta con questa storia. Ok, siamo d’accordo che l’infodump sia il male, ma spesso è un male necessario, che per quanto mi riguarda, purché non se ne abusi, incide al massimo per mezza stella nella valutazione da uno a cinque di Amazon. E con Nero Italiano siamo a tre e mezzo abbondati 🙂