Attorno al 2003 un gruppo di persone provenienti da esperienze diverse misero insieme le proprie abilità per dare vita a un progetto alquanto singolare: la creazione di un androide dotato di intelligenza artificiale con le sembianze di Philip K. Dick. I principali partecipanti al progetto erano lo scultore David Hanson e gli informatici Art Graesser e Peter Olney. Il primo era attivo nel campo della robotica antropomorfa, mentre gli altri due si occupavano di programmazione e intelligenza artificiale. Il risultato fu la creazione di un androide dal volto sinistramente identico a quello di Philip Dick, che poteva interagire con le persone, conversare e rispondere alle domande in puro stile dickiano. Al progetto venne dato un certo risalto sia in ambito scientifico che a livello puramente mediatico, tanto che la cosa attirò l’attenzione di Google. Proprio durante un viaggio in aereo con destinazione Mountain View, in California (la sede di Google), la “testa”, ossia la componente principale e tecnologicamente più evoluta dell’androide, venne misteriosamente e definitivamente smarrita, mettendo così la parola fine al progetto. Continua a leggere
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Massimo Fini, Una Vita: un libro per tutti, o per nessuno.
Bellissima autobiografia di Massimo Fini, che ho letteralmente divorato.
Massimo Fini è in testa a una delle mie tante categorie di “preferiti”, quella dei giornalisti. Mi piace perché è un ribelle, un anarchico. Non è etichettabile. Non lo si può collocare né a destra né a sinistra, né tanto meno al centro, come un Galli della Loggia qualsiasi. È un “antipatizzante” del berlusconismo (e già questo me lo fa piacere), ma certo ha poco a che vedere con i dogmi e i rituali della sinistra. È ateo e figlio di un’ebrea russa, e ha scritto un libro dedicato al Mullah Omar, che lui considera un eroe. Insomma: è uno di quei pochi giornalisti totalmente liberi, forse l’ultimo rimasto in Italia. E tutto questo l’ha pagato con l’emarginazione.
“È che con l’ambiente ‘radical chic’ non ho proprio nulla a che fare. Anche se mi chiedo, a volte, qual è il mio ambiente, avendoli via via rifiutati tutti.
Onestamente non posso lamentarmi se sono finito isolato e emarginato. Scalfari poi, che è un calabrese vendicativo, non me l’ha mai perdonata”
Emmanuel Carrère, Limonov
Fino ad ora avevo letto soltanto un altro libro di Emmanuel Carrère: la biografia semi-romanzata di Philip Dick “Io sono vivo e voi siete morti”. Quel libro mi è rimasto nel cuore, e pur non avendolo più preso in mano, di tanto in tanto mi ritornano in mente alcuni suoi passaggi. Si trattò, a tutti gli effetti, di un’ottima lettura.
Anche per questo “Limonov”, Carrère ha scelto la formula della biografia romanzata. Eduard Limonov è uno scrittore, poeta, politico, attivista russo. Emigrato negli Stati Uniti negli anni settanta è stato un esponente della scena punk Newyorchese, un giornalista reazionario in Francia, un combattente in Serbia e un politico d’opposizione in Russia. Politicamente può essere considerato una sorta di fascio-comunista: ha fondato il partito Nazional-Bloscevico e per via delle sue posizioni estremiste è stato accusato di terrorismo e rinchiuso in galera per un paio di anni. Continua a leggere