Il Racconto dell’Ancella è un grande romanzo, considerato da molti e a ragion veduta un classico del genere distopico di matrice novecentesca. Volendo tracciare una sequenza cronologica dei più importanti romanzi specificatemene distopici* del secolo scorso, Il Racconto dell’Ancella segue il solco tracciato da Il Mondo Nuovo, 1984, Fahrenheit 451, e Arancia Meccanica. Ripeto: sequenza cronologica. Ognuno poi si faccia la propria classifica.
Io purtroppo ho avuto la sventura di leggere questo capolavoro dopo aver visto l’omonima serie tv su Tim Vision, interpretata dalla bravissima Elisabeth Moss, di conseguenza conoscevo fin troppo bene tutta la storia. La serie infatti rimane abbastanza fedele al romanzo originale, seppur con qualche “aggiunta”.
Poco male: leggere Il Racconto dell’Ancella rimane comunque un’esperienza appagante. Rispetto agli altri romanzi SF di Margaret Atwood che mi è capitato di leggere, nel Racconto dell’Ancella manca l’ironia, caratteristica importante della cifra stilistica della Atwood, anche se a volte sembra trapelare tra le righe un sottile sarcasmo, soprattutto quando pare evidente che l’autrice canadese parli della società futura con l’intento di muovere una forte critica ai costumi contemporanei. A parte questo, si tratta di un romanzo visivamente potente, scritto alla perfezione e ottimamente tradotto in italiano.
Ambientato nel recente futuro rispetto a quando è stato scritto (1985/1987) il romanzo è raccontato in prima persona da Difred (Offred nell’originale inglese), contrazione della preposizione “di” e del nome proprio Fred. Fred è il nome del Comandante, un gerarca del regime dispotico e teocratico che governa la Repubblica di Galaad, geograficamente corrispondente agli attuali Stati Uniti del Nord, uno stato nato a seguito di una serie di conflitti planetari che hanno visto l’uso di armi atomiche. Il nome Difred vuol dire esattamente “di proprietà del Comandante Fred”, in quanto la protagonista, della quale non sapremo mai il vero nome, è la sua Ancella, ossia una sorta di serva sessuale votata alla procreazione, e non al piacere. O così dovrebbe essere…
La figura dell’Ancella trae ispirazione dalla storia biblica che racconta come Rachele, moglie di Giacobbe, non riuscendo ad avere figli, decise di offrire al marito la serva Bilhà: «Unisciti a lei, che partorisca sulle mie ginocchia, e anche io possa avere figli da lei» (Genesi 30:3). Allo stesso modo, una volta al mese, nel periodo di massima fertilità dell’Ancella, il Comandante si congiunge con lei, alla presenza della moglie, durante un rituale votato alla procreazione.
Nel futuro post atomico immaginato dalla Atwood la natalità si è azzerata a causa delle radiazioni e dell’inquinamento, e nella rigida divisione in caste della maschilista Repubblica di Galaad, le Ancelle sono quelle donne ancora fertili, macchiatesi di una qualche colpa prima dell’instaurarsi del regime (Difred ha sposato un divorziato, Luke, col quale ha concepito una figlia e dai quali è stata forzatamente separata), e assegnate ai Comandanti che non riescono ad avere figli con le loro legittime mogli. Non importa chi dei due sia sterile: nella Repubblica di Galaad la fertilità è prerogativa della donna. Ma le donne non interpretano soltanto il ruolo di Ancelle vestite di rosso e Mogli in abiti blu. Ci sono anche le Marte, che si occupano degli affari domestici. Le Zie sono le custodi dell’ortodossia Galaadiana, e poi le Economogli, sposate con uomini appartenenti alla classe proletaria. Agli uomini invece sono riservati altri ruoli. Oltre ai Comandanti ci sono gli Occhi, ossia i servizi segreti, i Custodi, preposti ai lavori prettamente maschili e che come le Marte non possono sposarsi, e gli Angeli, ossia le forze armate.
Come ogni dittatura che si rispetti la violenza è presente in dosi abbondanti, con tanto di rituali di purificazione che prevedono linciaggi e impiccagioni pubbliche, cadaveri messi al muro e appesi a dei ganci, donne mandate in esilio a bonificare le colonie contaminate dal fallout radioattivo.
Un flebile barlume di speranza è rappresentato dall’esistenza di un eroico quanto debole gruppo di cospiratori, appartenente al movimento clandestino chiamato Mayday, che a un certo punto della storia riuscirà ad approcciare Difred…
Per certi versi il romanzo pare ripercorrere la linearità della trama del 1984 di Orwel, al quale la Atwood in qualche modo sembra ispirarsi, pur focalizzando maggiormente l’attenzione sulla schiavizzandone delle persone, soprattutto delle donne, con una forte e palese critica al maschilismo, rispetto alla manipolazione della verità tipica del mondo dominato dal Grande Fratello.
Il romanzo è abbastanza lungo, 400 pagine nella versione stampata, non è uno di quei libri pieni di ritmo dove una pagina tira l’altra. Ma questo non è necessariamente un difetto. Per concludere, il Racconto dell’Ancella è un romanzo che va letto, possibilmente prima di vedere la serie TV, anch’essa meritevole d’attenzione, e poi riposto in bella vista nella vostra libreria, tra i classici moderni.
A meno che non l’abbiate sul Kindle…
* Quindi non prettamente apocalittici, con elementi fantascientifici non preponderanti e fortemente caratterizzati dal punto di vista sociopolitico.