Dopo aver letto Uomo nel buio, romanzo minore del celebre e prolifico scrittore newyorchese Paul Auster, ho avuto l’impressione che l’autore in un primo momento avrebbe voluto scrivere un’opera fantascientifica, sottogenere ucronico, ma poi ci abbia ripensato, virando verso la solita saga familiare in formato pocket, considerando le sole 152 pagine dell’edizione cartacea.
August Brill è un anziano critico letterario, costretto su una sedia a rotelle a causa di un grave incidente automobilistico. A seguito di una serie di lutti e divorzi che hanno coinvolto sia lui che la sua discendenza, si ritrova ad affrontare la vecchiaia sull’orlo di una depressione che lo porta a soffrire d’insonnia. Durante le notti passate a rimuginare cerca di ingannare il tempo immaginando storie e situazioni di fantasia. In una di queste, che al lettore appare come un romanzo dentro il romanzo, il protagonista è Owen Brick, un prestigiatore che improvvisamente si trova catapultato in una realtà alternativa. Nell’ucronia immaginata da August Brill/Paul Auster, George W. Bush ha perso le elezioni presidenziali del 2000, le Torri Gemelle non sono state abbattute, non c’è stata la guerra in Iraq, e gli Stati Uniti sono sconvolti da una nuova guerra civile. Brick, superato lo shock iniziale, verrà coinvolto in una cospirazione il cui scopo è quello di porre fine alla guerra, mettendo però a repentaglio la sua stessa esistenza. August Brill racconta la storia di Owen intervallandola col racconto della sua vita, col corollario di tragedie che l’hanno tormentata, sfiorando argomenti come la guerra, il lutto, il tradimento. Conclusa sbrigativamente la vicenda di Owen Brick, nell’ultima parte del libro il racconto autobiografico diventa predominante. Brill racconta alla nipote – appassionata di cinema e afflitta dai sensi di colpa dopo la terribile morte del suo ex fidanzato in Iraq – la storia d’amore, tradimento e ricongiunzione con la moglie, da poco scomparsa. Il racconto accompagna il lettore verso un finale nel quale l’autore prova a tirare le somme dell’intera vicenda, facendoci intravvedere un lieve barlume di speranza.
Romanzo leggero, ben scritto e ben tradotto, e soprattutto breve. Una buona lettura, che tuttavia non fa gridare al capolavoro, e che forse avrebbe meritato qualche pagina in più.