Trovandoselo tra le mani in concomitanza del tragico decesso di Philip Seymour Hoffman, Sky ha mandato in onda in questi giorni il film The Master, scritto, diretto e prodotto da Paul Thomas Anderson e con protagonista, oltre al già citato PSH, Joaquin Phoenix.
Il Film “dovrebbe” essere ispirato alla vita del fondatore di scientology L. Ron Hubbard. Dico “dovrebbe” perché se questa cosa non la sai o non te l’ha detta nessuno, è sicuro che da solo non ci arrivi. Ora, pur non conoscendo per filo e per segno la biografia del santone/scienziato/scrittore di SF americano, è chiaro che nel film manca qualcosa che dovrebbe farti capire dove si vuole andare a parare. Sembra si parli di uno psicanalista mezzo schizzato, e della sua famiglia altrettanto sbrindellata, che se ne va in giro per il mondo a fare proseliti, senza poi ottenere chissà quale successo.
Nessuno riferimento alla dyanetica (se non in modo molto indiretto, laddove vengono esposte delle pratiche psicoterapeutiche completamente fuori di testa), o alle sue teorie pseudo scientifiche/fantascientifiche, ne tantometo alla rigida struttura gerarchica della “chiesa” di scietology…
Altrettanto ambigua, priva di spessore e totalmente campata per aria la figura di un Joaquin Phoenix con paresi facciale permanente. Una sorta di troglodita fissato per il sesso che sviluppa una dipendenza morbosa nei confronti Lancaster Dodd (l’alter ego di Hubbard), fondatore de “La Causa”.
Insomma, non sto a tirarla per le lunghe perché il film sembra più che altro una raccolta di “spunti e appunti”: impressione già avuta prima ancora di leggere su wikipedia che la trama è “stata parzialmente ispirata dal personaggio di Lafayette Ron Hubbard, fondatore di Scientology, ma anche da scene inutilizzate della prima stesura de Il petroliere, da storie che l’attore Jason Robards aveva raccontato ad Anderson riguardo ai suoi giorni in marina durante la guerra, e dalla vita di John Steinbeck”.
Ho apprezzato tutti gli altri film di P. T. Anderson, da Boogie Nights a Il petroliere, passando per Magnolia e per il bellissimo Ubriaco d’Amore, ma l’impressione rimasta dopo aver assistito a questo The Master è quella d’essermi sorbito per più i due ore una boiata pazzesca come non ne vedevo da anni.
Cocente delusione.