Dopo aver letto, abbastanza casualmente, il romanzo Mette Pioggia di Gianni Tetti, ed esserne rimasto piacevolmente colpito, ho voluto approfondire l’opera di questo autore mio conterraneo, col quale condivido città di nascita e passione per il genere distopico e apocalittico. Ho optato naturalmente per il suo romanzo successivo, Il Grande Nudo, nel momento in cui scrivo la sua ultima pubblicazione, testo che è stato candidato ufficialmente durante la settantunesima edizione del Premio Strega. Mi è piaciuto? Si, mi è piaciuto. Ci tengo a dirlo subito e a scanso di equivoci, perché da questo momento in poi ne illustrerò quelli che a molti potrebbero sembrare dei difetti.
Prendiamo Mette Pioggia, il suo romanzo precedente, innaffiamolo con la benzina, mettiamo un petardo al suo interno, incendiamolo e facciamolo esplodere. Avremo così Il Grande Nudo: romanzo deflagrante che riporta più o meno le stesse tematiche, gli stessi personaggi, gli stessi luoghi del romanzo precedente, ma elevati all’ennesima potenza. Con, ancora più evidente, un unico principale protagonista: la crudeltà umana, maschile, italiana, sarda. Continua a leggere
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Gianni Tetti, Mette Pioggia
Nel mio continuo lavoro di approfondimento del genere distopico/apocalittico di matrice italiana, ho scovato questo piccolo capolavoro scritto nel 2014 da un giovane autore e sceneggiatore sardo, Gianni Tetti, anche lui nato a Sassari qualche anno dopo il sottoscritto. Proprio a Sassari sono ambientate le vicende narrate in questa strana apocalisse. Una Sassari cattiva, polverosa, infetta, lenta, silenziosa.
Mette Pioggia è un romanzo corale che narra l’apocalisse incrociando i punti di vista dei tanti personaggi che lo popolano. Personaggi inizialmente slegati tra loro, ma le cui vite si incastrano come le tessere di un puzzle. Tra di loro spicca l’assenza di eroi o persone speciali: sono proprio le storie di questi anonimi personaggi a introdurre un’apocalisse forse climatica o forse peggio, che se ne sta tranquilla sullo sfondo, lasciando che i protagonisti vivano i loro drammi e si abbandonino ai ricordi allucinati e infetti di un mondo giunto oramai alla fine. Continua a leggere
Margaret Atwood, Il Racconto Dell’Ancella
Il Racconto dell’Ancella è un grande romanzo, considerato da molti e a ragion veduta un classico del genere distopico di matrice novecentesca. Volendo tracciare una sequenza cronologica dei più importanti romanzi specificatemene distopici* del secolo scorso, Il Racconto dell’Ancella segue il solco tracciato da Il Mondo Nuovo, 1984, Fahrenheit 451, e Arancia Meccanica. Ripeto: sequenza cronologica. Ognuno poi si faccia la propria classifica.
Io purtroppo ho avuto la sventura di leggere questo capolavoro dopo aver visto l’omonima serie tv su Tim Vision, interpretata dalla bravissima Elisabeth Moss, di conseguenza conoscevo fin troppo bene tutta la storia. La serie infatti rimane abbastanza fedele al romanzo originale, seppur con qualche “aggiunta”.
Poco male: leggere Il Racconto dell’Ancella rimane comunque un’esperienza appagante. Rispetto agli altri romanzi SF di Margaret Atwood che mi è capitato di leggere, nel Racconto dell’Ancella manca l’ironia, caratteristica importante della cifra stilistica della Atwood, anche se a volte sembra trapelare tra le righe un sottile sarcasmo, soprattutto quando pare evidente che l’autrice canadese parli della società futura con l’intento di muovere una forte critica ai costumi contemporanei. A parte questo, si tratta di un romanzo visivamente potente, scritto alla perfezione e ottimamente tradotto in italiano. Continua a leggere
Giuseppe Genna, History
Articolo scritto per la rivista on line Andromeda, che differisce rispetto all’originale per l’ampia digressione autobiografica.
Sono riuscito nell’impresa non facile di portare a termina la lettura di History, l’ultima fatica letteraria di Giuseppe Genna. “Fatica” nel vero senso della parola, tanto che mi sento da subito di poter dire che History non è un romanzo per tutti, e tra questi ovviamente mi ci metto anch’io. Ma procediamo con ordine, con una mia breve digressione autobiografica.
È una vita che leggo un po’ di tutto in modo disordinato e caotico. Fino a quattordici divoravo manuali e libri illustrati per ragazzi. Intorno ai quindici anni è sbocciato l’amore per la narrativa, prevalentemente di genere fantascientifico. Ho passato un paio d’anni a leggere quasi esclusivamente romanzi e racconti di Isaac Asimov, per poi diversificare con Urania comprati a casaccio, i libri di Lovecraft e Poe, gli scrittori cyberpunk e l’opera omnia di Philip K. Dick. A un certo punto ho rallentato con il consumo smodato di narrativa di genere, spostando i miei interessi sul mainstream di provenienza anglosassone, con saltuarie incursioni nel beat e nel postmoderno. Continua a leggere
Ernest Cline, Ready Player One
Articolo scritto originariamente il 24 settembre 2014 e oggi, 20 marzo 2018, rivisto, attualizzato e riproposto.
Tanto per mettere subito le cose in chiaro: dopo aver letto Ready Player One si ha l’impressione di aver avuto a che fare con un megaspiegone galattico di 640 pagine. Per gli addetti ai lavori (non che io lo sia) lo spiegone è Il MALE, e lo è sia in ambito narrativo, dove può non essere semplice farne a meno, sia in ambito cinematografico, dove invece le immagini dovrebbero raccontare tutto, o quanto basta. Come avrebbe detto il buon Villaggio, dicesi spiegone o infodump quella spiegazione, solitamente lunga e pedante, che molti scrittori non molto attenti alla tecnica (indipendentemente dal fatto che riescano o meno ad avere successo) usano per illustrare senza troppe complicazioni sia il contesto storico, sociale e culturale nel quale è ambientata la storia, sia l’antefatto dal quale prendono il via le vicende narrate. Questo è il difetto numero uno di Ready Player One. Continua a leggere
Emmanuel Carrère, La settimana bianca
Articolo scritto originariamente il 3 aprile 2015, e ripubblicato, rivisto e corretto, il 25 febbraio 2018.
Sempre più spesso sono le offerte di Amazon a guidarmi nella selezione dei libri da leggere. Quando mi sono visto proporre a un paio di euro un romanzo di Emmanuel Carrère, scrittore di cui ho avuto modo di apprezzare le biografie di Eduard Limonov e Philip K. Dick, senza pensarci due volte ho deciso di scaricarlo nel mio Kindle, sicuro del fatto che, qualora avessi deciso di abbandonarne la lettura, avrei sprecato l’equivalente del costo di un caffè al bar.
Emmanuel Carrère credo sia al momento uno dei tre o quattro scrittori francesi contemporanei più letti al di fuori dei confini nazionali. E se, come scritto nella sinossi pubblicata su Amazon, La Settimana Bianca è (cit.) “il romanzo più perfetto di Emmanuel Carrère”, potete immaginare il motivo per cui le aspettative nei confronti di questo testo fossero molto alte.
Aspettative purtroppo in parte disattese. Il romanzo è scritto bene, tradotto perfettamente, non annoia, scorre che è una meraviglia ed è lungo il giusto. Ma quando leggi un thriller avente per protagonista un bambino, qualche brivido te lo aspetti. O, meglio, te lo auguri. Continua a leggere
Andy Weir, Artemis
Con L’Uomo di Marte/Sopravvissuto, l’allora sconosciuto Andy Weir fece il botto, trasformando un divertente romanzo di hard science fiction auto pubblicato, in un best seller assoluto tradotto in tutte le lingue, con tanto di trasposizione cinematografica a opera di (niente po’ po’ di meno che) Ridley Scott. Difficile bissare quel successo, anche perché, parafrasando una vecchia hit di Caparezza, il secondo romanzo è sempre il più difficile nella carriera di uno scrittore che sale alla ribalta con la sua opera prima. Ebbene, per quanto mi riguarda, a livello qualitativo, Weir è rimasto abbondantemente sui livelli di The Martian, anche se… Continua a leggere
Segnalo questo ottimo articolo, che Tommaso Pincio pubblica nel suo Blog. Articolo inizialmente autobiografico, e che apre con l’omicidio di John Lennon. Mi ricorda l’incipit de La Trasmigrazione di Timothy Archer, ultimo romanzo scritto da Philip K. Dick, e anch’esso ampiamente autobiografico.
Si parla anche di India, dove Horselover Fat – alter ego schizofrenico di Dick – si recò alla fine di Valis, primo tomo della trilogia di cui La Trasmigrazione è l’opera ultima.
Ricordo di aver letto da qualche parte che John Lennon fosse interessato a produrre la trasposizione cinematografica di Le Tre Simmate di Palmer Eldritch. Doveva entrarci in qualche modo Timothy Leary, il santone dell’LSD…
Le analogie (mie) finiscono qui e non c’entrano nulla col resto dell’articolo, che parla di tutt’altro – ossia del libro I Beatles in India di Lewis Lapham – e non menziona Dick neanche di sguincio…
Kazuo Ishiguro, Non Lasciarmi
Sono passati grossomodo cinque anni da quando, dopo aver visto in TV il film omonimo, mi ripromisi di leggere il romanzo Non Lasciarmi, dello scrittore britannico di origine giapponese Kazuo Ishiguro, pubblicato originariamente nel 2005. Trovai il film bellissimo, commuovente e malinconico, oltreché ben diretto e interpretato. E, ora posso dirlo, estremamente fedele all’originale.
Nonostante da un po’ di tempo abbia perso l’abitudine, oltreché il piacere (qualcuno inorridirà), nel leggere libri cartacei, il film mi piacque così tanto che decisi di acquistare proprio la versione cartacea del romanzo, vista l’indisponibilità del formato ebook. Pur conoscendone già la trama, speravo di trovare nel libro quegli approfondimenti, rispetto alle tematiche fantascientifiche, che nel film vengono soltanto sfiorate.
Caratterizzato da una bellissima immagine di copertina, purtroppo l’edizione del romanzo in mio possesso è stata stampata con un font particolarmente piccolo. È una caratteristica che mi dà tremendamente fastidio, nonostante non abbia seri problemi di vista. Continua a leggere
Fabio Lastrucci, Utopia Morbida
Riproposto da Delos Digital nella collana Robotica, Utopia Morbida dell’artista napoletano Fabio Lastrucci è un racconto lungo, tipicamente distopico, ben scritto, veloce e originale, che forse avrebbe meritato qualche pagina in più, se non addirittura lo sviluppo in forma di romanzo.
L’idea di fondo è decisamente interessante: in un’Italia governata da un regime dispotico con evidenti richiami al ventennio, in un’ambientazione che potrebbe essere considerata vagamente ucronica, alcuni gruppi di ribelli entrano in clandestinità in un modo alquanto singolare, che ha a che fare con le teorie metafisiche e psichedeliche del celebre scrittore inglese Aldous Huxley. Continua a leggere