Un bella lettura, non c’è che dire. Dopo aver visto il film, qualche anno fa, mi ero riproposto di acquistare anche il romanzo omonimo dal quale è stato tratto Il fuggiasco. Non si tratta di un’opera di fiction ma del racconto, più o meno romanzato, della latitanza di Massimo Carlotto, oggi apprezzato scrittore e in passato protagonista in passato di uno dei più controversi casi giudiziari nella storia della repubblica. Le pagine, scritte bene e con uno stile facile e veloce, in alcuni punti assomiglia più a un manuale per giovani latitanti, e la cosa forse è anche voluta. Traspare lungo tutta la narrazione un leggero umorismo, in parte auto ironico e in parte cinico.
Volendo trovare un difetto sembra che a volte lo spessore drammatico della vicenda non riesca ad emergere completamente. Ma questa è una caratteristica della prosa di Massimo Carlotto, decisamente orientata verso uno spietato cinismo e lontana da facili autocompiacimenti letterali.
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Carlo Lucarelli – Storie di bande criminali, di mafie e di persone oneste. Dai «Misteri d'Italia» di «Blu notte»
Avendo letto gli altri due libri della serie dedicata ai misteri d’Italia, trasposizione su carta del programma Blu Notte condotto su Rai 3 da Lucarelli, ho voluto completare la trilogia con questo terzo e al momento ultimo capitolo.
Le vicende narrate spaziano dalla quelle della malavita sarda alle imprese della banda della Magliana, dalla mafia trapanese alle ‘ndrine calabresi. La trasposizione è filologica, senza approfondimenti o digressioni, e chi ha visto tutte le puntate del programma televisivo difficilmente potrà trovare interessante la lettura delle stesse. Devo dire che la linea adottata da Lucarelli è la solita, ossia quella della prudenza. Non ci sono scoop, rivelazioni inedite, ipotesi. Ma Lucarelli l’ha sempre detto. Il suo intento non è quello di scoprire qualcosa di nuovo su vicende note, ma soltanto renderle fruibili al grande pubblico. E in questo si può dire che il suo intento è pienamente riuscito.
Cormac McCarthy – La Strada
Questa-è-letteratura…! Premiato con il Pulitzer, La Strada di McCarthy è un romanzo duro, a tratti crudele e angosciante, ma anche poetico e colmo di speranza. È la storia di un padre e di un figlio, di cui non conosceremo mai i nomi, fortemente legati l’un l’altro, i cui sentimenti reciproci ci vengono raccontanti da McCarthy senza mai scadere in una narrazione sdolcinata e melensa. La Strada è un romanzo di fantascienza distopica, con poca scienza e poca speculazione. È, soprattutto, uno dei più bei libri che abbia mai letto. Uno di quelli che arrivati all’ultima pagina ti fanno accapponare la pelle, e me è successo, letterlamente.
Sulla storia non c’è poi molto da raccontare: ci troviamo in una Terra devastata da una catastrofe non svelata, probabilmente una guerra nucleare. Una Terra invasa dalla cenere, con il cielo perennemente coperto da una coltre grigia, le piante morte o carbonizzate e gli animali estinti. Un mondo in preda alla barbarie, con i pochi sopravvissuti dediti al cannibalismo o alla razzia. In questa terra desolata, un padre e un figlio percorrono verso sud le lunghe strade d’asfalto, perennemente in cerca di qualcosa da mangiare, trascinandosi dietro un carrello colmo di piccoli oggetti. Oggetti indispensabili per la sopravvivenza.
MaCharty ci sa fare con le parole, e fortunati sono quelli che possono permettersi di leggere questo romanzo in lingua originale.
Dico la verità: ho letto questo romanzo perché amante del genere distopico, e La Strada è l’unico romanzo di McCarthy che può esservi annoverato.
Spero ne scriva altri*, nel frattempo proverò a leggere alcuni dei suoi altri capolavori, a cominciare dal celebre Non è Un Paese per Vecchi, romanzo dal quale i fratelli Coen hanno tratto il bellissimo film premiato con tre oscar.
AGGIORNAMENTO 25 Giugno 2015
Sono passati sei anni da quando ho scritto questa recensione, e nel frattempo ho letto altri libri di McCarthy. La Strada rimane per me il più bello, ma gli altri sono comunque dei capolavori: Non è Un Paese per Vecchi; Meridiano di Sangue; Figlio di Dio.
Ognuno di questi merita di essere letto e riletto, d’altronde McCarthy è uno dei più grandi scrittore viventi, garantito.
* Scrivevo tutto ciò un bel po’ di anni fa. Oggi, nel 2018, vi sarei grato se contestualizzaste…
Giovanni Bianconi – Ragazzi di malavita
Grazie anche al successo del film Romanzo Criminale, basato sul libro omonimo scritto dal giudice Giancarlo De Cataldo, tutta una serie di libri inchiesta sulla Banda della Magliana hanno fatto la loro comparsa in libreria o sono stati ristampati. Ragazzi di Malavita di Giovanni Bianconi è uno di questi. Scritto una decina di anni fa e Basato principalmente su resoconti processuali, questo libro di facile lettura, non privo comunque di passaggi inevitabilmente pesanti, traccia un resoconto fedele di quello che hanno rappresentato per Roma e per l’Italia tutta una serie di personaggi appartenenti a quello che inizialmente poteva essere considerato il classico sottobosco criminale di una grande metropoli, ma che poi è cresciuto a dismisura fino ad assumere i connotati di una vera e propria associazione a delinquere di stampo mafioso.
Certo è che per chi ha letto Romanzo Criminale e ha visto il film di Michele Placido, viene difficile riuscire a scrollarsi di dosso tutte quelle sensazioni, romantiche e avventurose, che le due opere di fiction erano riuscite a trasmettere.
Si tratta di un testo utile per approfondire certe tematiche che, per motivi anagrafici (il sottoscritto in quegli anni si interessava a cose ben più futili, data la giovane età), geografici (i personaggi di spicco sono quasi tutti Romani di Roma) o per semplice distrazione o disinteresse non hanno seguito in presa diretta le imprese narrate da Giovanni Bianconi.
Un appunto: anche se nella copertina possiamo leggere “Il più documentato libro sulla Banda della Magliana”, si tratta in realtà di un importante riassunto di atti processuali. Forse alcune tematiche, alcuni collegamenti con i vari misteri d’Italia, eventuali approfondimenti sui protagonisti possono essere rintracciati su altri testi. Testi magari meno precisi… Ma forse più coraggiosi.
Giulietto Chiesa – Zero
La lettura di questo Zero, ben scritto da Giulietto Chiesa, produce sensazioni che potrei definire contrastanti. Gli si vorrebbe credere, ma…
Si tratta di una raccolta di scritti e testimonianze particolarmente dettagliate che provano a far luce sull’ipotesi secondo la quale gli attentati dell’11 settembre 2001 siano in realtà il risultato di un gigantesco complotto. Una cospirazione orchestrata dal governo degli Stati Uniti (?), dai servizi segreti (??) e dalle lobby economiche (???). E qui sorgono i dubbi. Il libro sembra ben documentato e le voci a favore della teoria del complotto sono tante e documentate. Tuttavia, se non si è ideologicamente schierati (e nel libro è evidente la denuncia della politica imperialista statunitense), si fa fatica a considerare Zero un documento incontestabile delle macchinazioni operate dai (troppi) apparati coinvolti nell’operazione. Certo, le spiegazioni scientifiche relative ai motivi occulti del crollo delle due torri sembrano abbastanza plausibili e precise. I tanti dubbi riguardano ad esempio la dinamica stessa del crollo, avvenuto come se le torri fossero state fatte saltare in aria con dell’esplosivo. Ci si interroga sull’inspiegabile crollo dell’edificio n. 7, sede di alcuni apparati dei servizi segreti. Non si comprende l’assenza di immagini riguardanti l’attentato al Pentagono: non è l’edificio più sorvegliato al mondo? Come mai è stata colpita l’area meno probabile, con gli uffici vuoti per via di una ristrutturazione e rinforzata da poco, fuori rotta rispetto all’attacco?.
Tuttavia manca qualcosa, manca la voce di qualcuno, la confessione, la rivelazione di almeno una persona che abbia partecipato attivamente alla messa in scena della più grande macchinazione della storia. Finché non salta fuori un testimone attivo, la teoria del complotto rimarrà, appunto, soltanto una teoria.