Archivi autore: Thomas M. Pitt

LG Optimus 7

Quello che avete appena visto è il video pubblicitario relativo alla campagna promozionale lanciata da LG per il suo nuovo smathphone Optimus 7, il primo cellulare ad ospitare il sistema operativo Windows Phone 7.
La microsoft è finalmente riuscita a colmare il gap con i sistemi operativi touch screen realmente user friedly, come Android di Google e iOS di Apple. E se la concorrenza fa bene a tutti, sono sicuro che ne vedromo delle belle.

Roy Virgilio – Fusione Fredda: cos’è e come funziona

Roy Virgilio - Fusione Fredda: cos'è e come funzionaHo acquistato questo libro in formato ebook (questo il link) dopo aver ricevuto la newsletter del portale energeticambiente.it , sito internet di cui l’autore è animatore e autore.
Il tema affrontato è, ovviamente, quello del titolo: storia, situazione attuale, e sviluppi futuri della tanto controversa Fusione Fredda. “Controversa” per chi non vuole vedere  o non vuole approfondire questo affascinante tema scientifico.
La Fusione Fredda esiste, ormai non ci sono più dubbi. Rimane da dimostrare quali sono i presupposti teorici del suo funzionamento. Al momento esistono alcuni modelli scientifici che ne descrivono il funzionamento e ne prevedono i risultati e le applicazioni. Sottolineo “alcuni”, e ciò vuol dire che c’è ancora tanto da studiare e approfondire. Ciononostante la ripetibilità del fenomeno è ormai consolidata, e ci sono equipe di ricercatori che stanno portando avanti lo sviluppo di prototipi commerciali. L’Italia, da questo punto di vista, una volta tanto non è arrivata per ultima, anzi…
Lettura consigliata a chiunque, dal fisico esperto ma digiuno in materia FF (e che ha adeguati strumenti di analisi e approfondimento) al semplice appassionato senza backgound scientifico.
Ricordo, in poche parole e per chi non ne abbia mai sentito parlare, che la Fusione Fredda è un sistema di produzione di energia che prevede, appunto, la fusione dei nuclei di alcuni elementi leggeri (idrogeno e suoi isotopi, come deuterio e trizio), con produzione di energia ed elementi più pesanti (principalmente elio e suoi isotopi). Esattamente il processo che alimenta il Sole e le stelle del firmamento … ma anche la bomba H. La differenza è che mentre nel Sole, nella bomba all’idrogeno e nei prototipi di reattori a fusione nucleare basati su confinamento magnetico del plasma (che prima o poi, o forse mai, porteranno a uno sfruttamento commerciale della Fusione “Calda”, ma dagli altissimi costi di ricerca), la fusione fredda mette in gioco energie facilmente gestibili, tecnologie semplici, economiche e consolidate. E soprattutto a impatto ambientale Zero.

C’è chi parla ancora dei “Soliti svarioni difensivi”

GrygeraIeri, mentre guardavo Juventus – Lecce, dopo l’unico errore di Grygera ho pensato che sicuramente oggi qualcuno avrebbe fatto riferimento ai “Soliti svarioni difensivi”. Ho sbagliato: non è stato necessario aspettare oggi. Già ieri qualcuno nelle TV del biscione ha fatto riferimento agli SSD, Soliti Svarioni Difensivi (divenuti ormai luogo comune). Ma dico io: in una partita dove si fanno quattro goal; si gioca costantemente all’attacco; si tiene il pallino del gioco (a proposito di luoghi comuni…); si creano occasioni da goal a ripetizione… in una partita del genere c’è qualcuno che ricorda i “Soliti Svarioni Difenisivi”? E basta! Se usiamo questo criterio, l’Inter vincitrice per 1 – 0 ieri a Cagliari ha una difesa colabrodo, viste le numerose azioni degli isolani! I luoghi comuni sono duri a morire. Così come i pregiudizi e la malafede.

Chiediamoci ancora: “Che fine ha fatto Second Life?”

Second LifeInfastidito dall’enorme successo riscosso da quella macchina perditempo che è facebook (300.000 utenti in meno in Italia nell’ultimo bimestre: si iniziano a intravvedere i primi segni di rallentamento), ho ripensato ai tanti fenomeni della rete “esplosi” qualche anno fa e poi scomparsi dalle cronache quotidiane. Il più clamoroso è quello legato al mondo virtuale “Second Life”. Provate oggi a digitare su un qualsiasi motore di ricerca “Che fine ha fatto second life?”. Decine di articoli che riprendono la stessa, identica, domanda. Così mi ci metto anch’io e scrivo le mie considerazioni al riguardo.
Due anni fa non si parlava d’altro: Second Life qui, Second Life la, Second Life ovunque. Importanti aziende compravano terreni e aprivano sedi in Second Life. Qualche Milione di utenti registrati in meno di un anno. Prezzi dei terreni in Linden Dollar (moneta virtuale su Second Life, ma molto reale su questa Terra, quando si tratta di agganciarla alla propria carta di credito) letteralmente alle stelle. Eventi Live trasmessi in esclusiva… Ma soprattutto giornali e TV che non parlava d’altro.
Due anni dopo, Second Life è scomparso dalle cronache. Sparito, volatilizzato. Eppure esiste ancora. Dodici milioni di utenti registrati che, chi più, chi meno, continuano a frequentare il mondo virtuale 3D.
Prima ancora di Second Life era scoppiato il fenomeno “Portali”. Decine di “Portali” aperti. La parola “Portale” era diventata sinonimo stesso di sito internet, tanto che in molti chiedevano “ma tu non hai un portale?”. Erano i tempi della bolla delle dotcom. Ricordo anche gli entusiasmi per la “Realtà Virtuale”, quando tutte le aziende creavano strumenti per la VR, quando nacquero riviste monotematiche sulla VR.
Oggi si parla soprattutto di Facebook (che ha un po’ rotto i maroni, a me perlomeno fa questo effetto), twitter e, fateci caso, dei Blogger! Il mondo dei Blogger! Salta fuori una notizie e “nel mondo dei blogger impazza la polemica”.
Studio Aperto, su Italia 1, cita in continuazione “il mondo dei blogger”, come se si trattasse di una casta organizzata.
Passerà. Passa tutto a questo mondo.

La verità di Delneri

L’anno scorso mi incazzavo come una bestia ogni volta che in conferenza stampa il giocatore di turno, o l’allenatore, dichiaravano “siamo ancora in lizza per lo scudetto”, “non dobbiamo mollare”, “la champions non è persa”, “scenderemo in campo per vincere”, “possiamo vincere l’europa league”, “possiamo vincere la coppa italia”. Proclami su proclami.
E poi sappiamo come è andata a finire: settimi in campionato e fuori da tutte le competizioni nazionali e internazionali. Ma a guardar bene già dal girone d’andata si poteva intuire quale sarebbe stata la sorte della Juventus. Una squadra spompata, senza stimoli, dominata dalla paura e zeppa d’infortuni.
Ho apprezzato la lezione di sano realismo che Del Neri ci ha propinato qualche settimana fa. “La Juve non è da scudetto”. Vero, giusto. Fa male, ma è così. Come possiamo considerarci una squadra da scudetto con i terzini che ci ritroviamo (e dire che ci credevo in Marco Motta, mentre De Ceglie è dall’anno scorso che non mi sembra all’altezza). Come possiamo cercare di competere con Inter, Milan, e forse anche Roma (nonostante le recenti batoste), quando dobbiamo affidarci a San Del Piero, sperare che Quagliarella impari a fare i gol facili, Amauri torni definitivamente dalla crociera e Iaquinta riesca a fare bene tre partite consecutive?
Con un Felipe Melo che un giorno sembra un fenomeno e l’altro rischia l’espulsione o l’assist all’attaccante avversario. Con un Marchisio spaventato e un Acquilani che “ancora non si sa”.
Bravo Del Neri, hai detto bene. Non siamo da scudetto e vadano a quel paese tutti quelli che dicono che la Juve deve giocare sempre per vincere. A forza di sottolineare l’ovvio l’anno scorso siamo arrivati settimi. E anche se può sembrare una parolaccia, iniziamo ad imparare un po’ umiltà. Poi, non è detto che i miracoli non accadano (e Krasic, dopo la tripletta di ieri, inizio a consideralo tale), ma questa è un’altra storia.

La retorica del tifoso

Tifosi JuventusBasta, non ne posso più. Non sopporto più la disapprovazione dei tifosi Juventini nei confronti della nuova dirigenza. Ogni acquisto viene bocciato, ogni cessione giudicata, ogni azione analizzata.
Questo e quello non sarebbero “giocatori da Juve”. Mi spiegate chi sarebbe un giocatore da Juve? Facile dirlo, uno dei tanti campioni che non si muovono se non gli dai 7 milioni di euro di ingaggio. Guardate in faccia la realtà: questi campioni la Juve non se li può permettere, e non se li potrà più permettere finché non metterà nuovamente piede in champions league, possibilmente in pianta stabile. Dzeko è da Juve? Certo che lo è, ma è promesso al Bayern di Monaco, e c’è di mezzo la Volkswagen, che qualcosa in più della Fiat conta.
Sbagliato vendere Diego? Ma se l’hanno scorso ha fatto vedere a malapena il broncio. Il Diego visto fino ad oggi vale un Miccoli qualsiasi, e con certi campioncini non si va lontano. Così come è inutile e penoso continuare a rimpiangere Giovinco, che ha avuto due anni di tempo e tre allenatori diversi per dimostrare di meritare una maglia da titolare, senza riuscirci. Addirittura si rimpiangono Candreva e Caceres, il primo riserva nell’udinese e il secondo nel Barcellona, che poi lo ha svenduto.
Tra un po’ inizieranno le barricate per Momo Sissoko, che da quando è alla Juve ha giocato decentemente nei primi quattro mesi, per poi smarrirsi.
In molti invocano il ritiro della maglia 17, quella di David Trezeguet. E allora perché non ritirare quella di Ciro Ferrara, o quella Zidane, oppure quella di Boniperti o Bettega, o quella di Nedved?
Ecco, Nedved, appunto. Allora si che c’era motivo di invocare un prolungamento del contratto, invece ho visto più gente mobilitarsi per Giovinco piuttosto che per la furia ceca.
E poi: Quagliarella non è da Juve (lo è Borriello, forse?, o Pazzini?). Bonucci è troppo leggero…
E Del Neri. Non sarebbe un vincente. Lippi lo era prima di arrivare alla Juve? Lo era Trapattoni? Lo era Capello quando iniziò ad allenare il Milan? o Sacchi?

Insomma, basta. Basta lamentarsi.
La situazione è questa: abbiamo una nuova dirigenza e un nuovo staff tecnico. Tornare a vincere sarà fin troppo difficile. L’Inter ci ha messo venti anni e tutti sappiamo come. La Juve speriamo ci metta meno tempo, ma qualcuno si ricorda i 10 anni senza scudetto? Quando avevamo Boniperti presidente e l’Avvocato impegnato in prima persona.
Quando si parte da zero, è difficile risalire. Abbiamo già fatto fuori una dirigenza incompetente, non bocciamo subito questi nuovi. Diamogli almeno il tempo di ambientarsi.
Alla Juve l’unico obiettivo è la vittoria. Siamo la Juve. Ci vuole gente da Juve. Tutta retorica. Tutti slogan da tifosi.

Guardiamo alla realtà delle cose. E che diamine!

Rosario Priore – Giovanni Fasanella – Intrigo Internazionale

Come tutti i libri che trattano come argomento principe i Misteri D’Italia, anche questo Intrigo Internazionale ha destato subito la mia attenzione. Nonostante quelli che sono per me due difetti abbastanza fastidiosi. Il primo: è un libro intervista, e a me i libri intervista non piacciono (a meno che l’intervistatrice non sia Fernanda Pivano, per dire, e l’intervistato Charles Bukowski). Il secondo: l’intervistato è un magistrato.
Non ho niente contro i magistrati, anzi, per me molti di loro hanno in se qualcosa di eroico, visti i tempi e il clima politico. Tuttavia ritengo che le verità proferite dai magistrati in tanti libri inchiesta siano sempre verità processuali, o comunque influenzate da quanto emerso nei vari procedimenti giudiziari. E questo nonostante in premessa gli autori di “Intrigo Internazionale” dichiarino di andare oltre le verità processuali. In parte è vero, ma più che altro ciò che emerge dalla lettura di questo libro consiste in una raccolta articolata di Teoremi. Ipotesi e speculazioni che hanno come fondamento le migliaia di pagine e atti processuali passati per le mani del giudice Priore.
Infatti l’idea che il lettore può farsi una volta arrivati all’ultima pagina non ha a che fare con La Verità. I francesi volevano fare fuori Gheddafi e per sbaglio hanno abbattuto il DC9 Itavia? Può essere, ma le prove? Qui ci sono soltanto indizi. Indizi incastonati in un quadro più vasto la cui scena è, appunto, quella di un “Intrigo Internazionale”.
E forse non è un caso che il titolo sia lo stesso di un famoso film di Alfred Hitchcock, dove i protagonisti si trovano catapultati in uno scenario più grande di loro. Dove le vite dei singoli hanno poca importanza di fronte all’esigenza di salvaguardare i delicati equilibri internazionali. Appunto.

Pensieri di mezza estate sulla Juventus

Del Neri e MarottaA un mese dall’inizio del raduno della nuova Juventus targata Del Neri/Marotta, rimango sempre più convito del fatto che la prossima sarà l’ennesima stagione di transizione. Sicuramente le cose andranno meglio dell’anno scorso, ma sarà difficile non chiudere la stagione con “zeru tituli”.
L’Inter rimane su un altro pianeta. Roma e Milan non si sono rafforzate ma neanche indebolite. Sampdoria, Palermo e Napoli sono li, sempre competitive.
Sulla carta la Juve è quella che in questa sessione di mercato ha fatto più di tutti. Ma partiva da una situazione disastrosa: giocatori mediocri da sostituire; ex giocatori a fine carriera; campioni pagati a peso d’oro e che si sono poi rivelati dei bidoni.
Quest’anno non è ancora arrivato nessun vero campione. C’è da dire che un giocatore può diventare campione alla Juve. E’ successo con Chiellini e Camoranesi, per esempio. Chi dice che non possa succedere con Bonucci e Martinez, o Pepe? O Motta, che tra i nuovi arrivati mi sembra il più promettente. Sono pochi in Italia i difensori che sanno saltare l’avversario in dribbling, come fa lui.
Detto questo, non si può sperare di rimanere competitivi schierando un Grygera sulla fascia destra, o senza un vero centrocampista di quantità/qualità a centrocampo. Non lo è Marchisio, buon gregario ma difficilmente determinante (vero Lippi?). E non lo sono Felipe Melo e Sissoko, salvo miracoli.
Veniamo a Diego. Per quello che ha fatto vedere l’anno scorso, anche nelle migliori occasioni, e in questo scorcio di inizio stagione 2010, non vale più di un Miccoli o di un Di Natale qualsiasi. Buoni giocatori, a volte ottimi, ma non veri campioni. Anche qui salvo miracoli.
Si può fare ancora qualcosa? Certo, il mercato è ancora aperto, e Marotta lo ha detto chiaramente. Ma sarà difficile vedere realizzati uno dei tanti obiettivi top, di quelli che servono a far vendere copie ai giornali.
Dzeko costa uno sproposito, e se per caso arrivasse (per intervento divino) vorrà dire che non potremmo permetterci l’altro rinforzo di qualità che la difesa reclama. E che non può essere Burdisso. In quel reparto abbiamo già Chiellini, Bonucci e Legrottaglie. In quel ruolo serve una riserva, non un altro titolare, altrimenti rischiamo di bruciare Bonucci, il che non avrebbe senso. Non è stato preso per farlo accomodare in panca.
Serve come il pane, invece, un altro terzino sinistro. Uno buono. Purtroppo Kolarov, il migliore disponibile in quel ruolo, è sfumato definitivamente. Drenthe è un altro Felipe Melo, caratterialmente parlando. Già ne dobbiamo psicanalizzare uno, due sarebbero troppi. Se ci teniamo Sissoko e Melo, inutile andare a cercare un altro centrocampista centrale. Ne Mascherano, ne D’Agostino, ne Xabi Alonso, ne Palombo possono arrivare alla Juve. C’è qualche centrocampista disponibile a buon prezzo e migliore di quelli che abbiamo già? Risposta: no.
Krasic invece lo prenderei, sempre che non arrivi Dzeko, altrimenti la norma/dispetto varata da Abete sugli extracomunitari ci obbliga a fare una scelta. E, dovendo scegliere, Dzeko vince.
Le cessioni. Io un Poulsen lo terrei, nonostante l’ingaggio da manibucate regalato da Secco. E’ pur sempre un buon rincalzo. Farei di tutto invece per liberarmi di Grosso, Camoranesi e Zebina. Sarei perfino disposto a rimetterci. Guadagnano troppo e ormai rendono troppo poco. In più mettono in agitazione la tifoseria e rompono le scatole nello spogliatoio (tranne Grosso, forse). Mentre valuterei bene la posizione di Trezeguet, specie se non si riesce ad arrivare a Dzeko.
Amauri ci tocca tenercelo. A meno che qualche benefattore non decida di rilevarne l’ingaggio e pagarne il residuo da ammortizzare (altrimenti diventa una minusvalenza sicura in bilancio, e non possiamo permettercelo). Ma la vedo dura. Speriamo, se non altro, che possa tornare definitivamente dalla crociera. Giusto il tanto da garantire una quindicina di gol. Rispetto all’anno scorso sarebbe un successo.

Mark Haddon – Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte

Il vero mistero è cosa ci faccia questo libro nella collana Noir di Repubblica/ L’Espresso. Si, è vero, c’è un indagine di mezzo, se così possiamo chiamare la ricerca dell’assassino di un cane fatta da un ragazzino autistico. Più che di un noir, possiamo considerare questo romanzo una specie di giallo, dove i colpi di scena tuttavia non sono funzionali al progredire della narrazione.
Si perché ne “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte” la Storia, con la esse maiuscola, è quella, appunto, di un ragazzino affetto da una forma particolare di autismo, la Sindrome di Asperger, che ne pregiudica i comportamenti sociali ma che gli dona un’incredibile intelligenza logico/mnemonico/matematica. E sono proprio loro i veri protagonisti: il bambino con i suoi problemi comportamentali, e le doti fuori dal normale che la Sindrome di Asperger gli dona, quasi a compensare il grave disagio provocato dalla malattia.
Christopher Boone, il giovane protagonista del romanzo, in uno dei suoi frequenti girovagare notturni, scopre il cadavere del cane di una vicina di casa. Si tratta chiaramente di un omicidio, e da qui, consigliato da un insegnate della scuola “speciale” da lui frequentata, parte la sua indagine volta a scoprire l’autore dell’omicidio. Ma le cose non vanno per il verso giusto. Perché il padre gli impedisce di proseguire nell’indagine?
[MEZZO SPOILER]La verità si farà strada nel corso del romanzo, e non alla fine. Ma nel frattempo Christopher avrà raggiunto una nuova maturità, e grazie ad un viaggio in treno e in metropolitana, superato dopo mille difficoltà, e al successo ottenuto all’esame di ammissione alla facoltà di matematica dell’università, si renderà conto di poter affrontare con coraggio e determinazione il futuro che lo aspetta.[/MEZZO SPOILER]
Ottima romanzo, ricco di approfondimenti scientifico matematici di facile comprensione, di cui consiglio vivamente la lettura.

Maurizio Torrealta, Emilio Del Giudice – Il segreto delle tre pallottole

Oggi, 6 settembre 2015, ho rieditato la recensione di questo libro, pubblicata originariamente il 13 luglio 2010. Nella prima recensione infatti mi ero lasciato catturare troppo dalla fiction, e non ho lasciato intendere che le teorie esposte sono lungi dall’essere scientificamente dimostrate.

Il segreto delle tre pallottole è una sorta di romanzo/ inchiesta, o inchiesta romanzata, scritta dal giornalista Maurizio Torrealta in collaborazione con il fisico Emilio Del Giudice. I temi presi in esame sono la Fusione Fredda e le armi all’Uranio Impoverito.
Dopo la stroncatura iniziale da parte della comunità scientifica a danno dei chimici Martin Fleischmann e Stanley Pons, scopritori della fusione fredda su cella elettrolitica, vari esperimenti sono stati condotti in tutto il mondo, e soprattutto in Italia è stato verificato che, date determinate condizioni, la Cold Fusion pare funzionare. In questi esperimenti viene prodotto calore in quantità superiore rispetto all’energia immessa nel circuito, e pare vi siano evidenze della trasmudi parte strong> di parte degli elementi coinvolti.
Allora perché non sfruttare commercialmente questa scoperta? la risposta che traspare dalla lettura di questo libro è che [inizio spoiler] i fenomeni di fusione fredda potrebbero spiegare il funzionamento di una nuova generazione di armi, in particolare quelle al cosiddetto Uranio Impoverito, che in realtà sarebbe Uranio Arricchito, all’interno del quale fenomeni di fusione fredda innescano la fissione degli atomi di uranio, con produzione di energia, nano particelle e isotopi radioattivi. E questo senza necessità di ricorrere alla massa critica, ossia la quantità di materiale fissile minima necessaria per produrre un ordigno nucleare. In questo modo possono essere fabbricati “proiettili nucleari” grandi quanto pallottole di fucile in grado di radere al suolo interi palazzi. Cosa che potrebbe essere stata già sperimentata in vari teatri di guerra: Kuwait, Iraq, Kosovo, Striscia di Gaza. Ipotesi a quanto pare ben documentate [fine spoiler].
Aggiungo soltanto che non mi è piaciuta la scelta degli autori di trasformare alcune inchieste andate in onda su Rainews 24 in un thriller da poche pagine. Avrei preferito un libro ben documentato, senza fiction e con molti fatti, numeri, formule. E ben spiegato, ovviamente. Tuttavia la lettura alla fine si è rivelata piacevole. Il tema è importante, e andrebbe approfondito ulteriormente, anche perché la semplice lettura di questo libro non è che dimostri inequivocabilmente la bontà delle teorie proposte. Lettura consigliata.