Dopo due campionati di merda, detto in francese, una sorta di implacabile stanchezza mi impedisce di commentare i fatti della Juve.
La dirigenza si appresta ad affrontare la sessione estiva di calcio mercato con pochi soldi, tanti giocatori da vendere e che nessuno vuole, e pochi top player, per non dire nessuno, disposti a trasferirsi dalle parti di Torino per giocare la coppa italia e farsi allenare dall’ennesima scommessa.
Tempo fa mi imposi di scrivere almeno un post sulla Juve a settimana, o comunque dopo ogni partita. Ma come si fa?
Rimango e rimarrò juventino a vita fin nel midollo, ma chi me lo fa fare a perderci tutto questo tempo? Come vengo ripagato?
Anni fa si compravano campioni come Zidane e Zlatan e si pagavano due soldi. A sorpresa, senza che i giornali titolassero a nove colonne ogni progresso nella trattativa. Oggi un Aguero qualsiasi costa 45 milioni di euro, cash, e neanche ci verrebbe alla Juve, ma nonostante questo se ne parla tutti i santissimi giorni.
Personalmente spero in un autentico colpo di culo. Spero veramente che Pirlo resusciti, Ziegler e Lichsteiner si dimostrino non dico dei novelli Cabrini e Gentile, ma almeno dei nuovi Zambrotta e Torricelli, o anche De Agostini e Favero… Spero che arrivi uno qualsiasi tra Aguero, Tevez, Higuain, Pastore… ma se riuscissimo a tenerci Quagliarella e Matri sarebbe già grasso che cola. Magari un bel Nani o un Ribery sulla fascia, ma anche lì mi sa che ci dovremo accontentare di un Bastos qualsiasi.
Spero davvero in un autentico e improbabile colpo di culo, tale da farci arrivare almeno terzi. Da lì in poi le cose saranno più facili. Dovesse andar male, mi spiacerebbe veramente per Antonio Conte, al quale dico: “Prima di tornare alla Juve dovevi fartene comprare 3 o 4 buoni!!!”
Archivi autore: Thomas M. Pitt
Tullio Avoledo – L’Ultimo Giorno Felice
Opera minore di Tullio Avoledo, L’Ultimo Giorno Felice è un breve romanzo noir incentrato sulle vicende di un tipico personaggio “avolediano”.
In questa storia Avoledo mette da parte la fantascienza per concentrarsi su un tema ecologico dalla scottante attualità: quello delle ecomafie.
Il protagonista è il solito piccolo borghese che attratto da facili guadagni mette da parte la propria coscienza “di sinistra”. Ma le conseguenze dei suoi gesti avranno un risvolto estremo e drammatico.
Come in tutti i romanzi di Avoledo è presente il tema del tradimento coniugale, anche questa volta consumato non per disinteresse nei confronti della moglie, seppur l’autore tenda a dare questa giustificazione, ma per dar sfogo ad una palese voglia di rincorrere una giovinezza ormai perduta.
Altre figure tipiche sono quelle del “Guru” anziano, in questo caso sdoppiato tra la figura del padre e dello zio, e del cattivo di turno, prima affascinante e poi senza scrupoli.
Con Avoledo si ha l’impressione di leggere sempre lo stesso romanzo. Ma questo non è necessariamente un problema, anzi: si tratta pur sempre di un’ottima lettura.
Massimo Lugli – L’Adepto
Libro comprato d’impulso, per via del prezzo contenuto e per il tema abbastanza interessante. Libro che mi è mediamente piaciuto. Non sono rimasto particolarmente affascinato dalla prosa di Lugli. Non mi piace la sua ironia, che a volte appare forzata, ne mi entusiasma il suo umorismo, impalpabile, o i dialoghi, spesso improbabili. Però la narrazione scorre veloce, e se sono arrivato all’ultima pagina un motivo ci dev’essere, anche perché non mi impongo mai la lettura di un libro a tutti i costi.
Certo il tema di fondo è interessante: sette sataniche, sacrifici umani, magia… Però speravo nel coinvolgimento maggiore di quelle strutture di potere che si sospetta possano avere a che fare con ambienti di un certo tipo: massoneria deviata, politici senza scrupoli, borghesia annoiata…
Il protagonista è il classico genio incompreso. Ottimo cronista di nera con la carriera ferma, un matrimonio alle spalle finito nel peggiore dei modi e un nuovo coinvolgimento sentimentale che lo getterà nella disperazione.
Ma le tracce di un macabro rituale e un neonato apparentemente sacrificato al demonio danno il la al protagonista e al suo giornale per un’inchiesta che toccherà molti punti… senza purtroppo approfondirli a dovere.
Romanzo da leggere quando non si altro sotto mano.
Perché alla guida della Juve preferisco Mancini
È presto detto: perché è uno di quei (pochi) allenatori che riescono a imporre alla società i giocatori da acquistare, come sapeva fare Capello e, in parte, Marcello Lippi.
In questi tremendi anni post calciopoli abbiamo avuto soltanto allenatori “aziendalisti”, autoproclamatisi tali. Unica eccezione Deschamps, che infatti è stato fatto fuori. Gli altri pur di allenare alla Juve avrebbero accettato qualsiasi imposizione. Una di queste era, per l’appunto, non rompere le scatole durante le campagne di rafforzamento.
Mancini è uno di quelli che dice: “Io vengo da voi se mi comprate Dzeko, Ribery, Tevez, Neymar… altrimenti me ne sto qui a spendere i pertroldollari degli sceicchi.”
Antonio Conte, che verrebbe alla Juve a piedi e scalzo, si accontenterebbe di tre o quattro parametri zero decenti, un paio di giovani e un altro Krasic qualsiasi.
Mazzarri magari spunterebbe qualcosa in più (altrimenti chi glielo fa fare a lasciare Napoli), forse riuscendo a convincere la società a procurargli qualche suo pupillo. Da questo punto di vista, e non solo, mi ricorda il primo Lippi.
Mancini invece è una specie di Fabio Capello. Si muove soltanto con la garanzia di riuscire ad ottenere i campioni di cui ha bisogno.
Il cuore mi dice Conte. La ragione mi fa pensare a Mazzarri. Ma se si vuole avere una squadra veramente competitiva, attrezzata in ogni reparto, allora apriamo le porte a Mancini, uno che sa farsi ascoltare.
Cormac McCarthy – Figlio di Dio
Lester Ballard non è il “solito” serial killer. Niente a che vedere con i tanti Hannibal Lecter colti, intelligenti, e diabolicamente affascinanti che troppo spesso caratterizzano i romanzi di genere. Lester Ballard è, molto semplicemente, un miserabile reietto, un rifiuto della società dalle pulsioni aberranti. Lester Ballard è un necrofilo, stupratore, assassino e cacciatore.
Non c’è niente di eroico in lui, niente di epico.
In questo romanzo McCarthy affronta ancora una volta un argomento a lui caro, quello della violenza senza senso, gratuita, immotivata, e per certi versi “filosofica”. Tra le pagine del libro emerge chiaramente il degrado di una certa provincia americana dove ignoranza, istinto e miseria regolano i rapporti umani… o disumani. Sembra quasi di avere a che fare con un romanzo apocalittico.
Facile da leggere, e anche per questo bellissimo, Figlio di Dio si regge su dialoghi scarni e intelligenti, resi bene dall’ottima traduzione.
È un romanzo di McCarthy, quindi consigliato.
Continua a leggere
Stephen Webb – Se l’universo brulica di alieni… dove sono tutti quanti? Cinquanta soluzioni al paradosso di Fermi e al problema della vita extraterrestre
Argomento affascinante, affrontato senza nessuna concessione ad ipotesi pseudoscientifiche, cospirazioni o teorie del complotto.
Il titolo fa riferimento al celebre Paradosso di Fermi. Durante una conversazione tra scienziati riguardo alla possibilità che nell’universo altre civiltà abbiano sviluppato una tecnologia evoluta, Fermi avrebbe esclamato “Dove sono tutti quanti?”. Di fatto, considerando l’età dell’universo e l’inimmaginabile quantità di stelle e galassie, sembra impossibile non riuscire a scorgere la presenza di civiltà sufficientemente evolute da palesare la loro esistenza.
Qualcosa non torna.
Sthepen Webb illustra le 50 migliori soluzioni al paradosso di Fermi, tutte perlopiù di facile comprensione, utilizzando uno stile di scrittura leggero e divertente, da vero divulgatore. Avrei voglia di svelare la cinquantesima soluzione, formulata dallo stesso autore, e che condivido appieno. Ma nonostante non si tratti di un romanzo, ho la sensazione che commetterei un peccato, uno spoiler che toglierebbe al potenziale lettore il piacere di arrivare alla fine del libro.
Dico soltanto che si tratta della soluzione [attenzione: mezzo spoiler] più plausibile, e forse anche la più triste [fine spoiler]. E questa è scienza, non fantascienza…
Basta con questi NO!!!
Premessa n. 1: Al momento non riesco ad individuare un allenatore che possa cambiare le sorti di questa juventus
Premessa n. 2: Mancini non mi fa impazzire (a dire la verità nessun allenatore mi fa impazzire…).
Tuttavia… mi fanno imbestialire i “NO” dei tifosi Juventini a questa o quella ipotesi per la panchina bianconere. In particolare non mi vanno giù i NO a Mancini. E’ vero, bei capelli in passato si è lasciato andare a numerose dichiarazioni anti juventine, ma gli posso riconoscere le attenuanti generiche. Di fatto nessun allenatore che sia passato per milano, sponda onestoni, negli anni della triade si è mai speso in elogi e complimenti nei confronti della Vecchia Signora. Tutt’altro. L’ambiente era quello, le influenze pure, le pressioni (soprattutto mediatiche) anche, pertanto non mi scandalizzano le affermazioni anti juventine del Mancini di quegli anni.
Allo stesso tempo non riesco a dimenticare i tanti “NO” contro Capello e soprattutto il “Maiale non può allenare” contro Ancelotti. Capello è stato un grande, e Ancelotti, se non fosse stato per l’acquazzone di Perugia è per il cambio di regole che favorì la Roma di Nakata, avrebbe vinto due scudetti in due anni (persi entrambi per un punto). Tra l’altro Ancelotti giocava con un Del Piero zoppo e il Van Der Sar peggiore della storia.
Per non parlare dei “NO” al primo Lippi. In quegli anni i tifosi Juventini (provate a ricordare) preferivano di gran lunga il “vincente” Tardelli, piuttosto che l’esonerato dal Cesena Marcello Lippi.
Morale della favola: a parte Zeman, e forse Mourino, non c’è allenatore che non meriti la Juve per colpa di qualche dichiarazione passata.
Mancini l’ha detto chiaramente, a un processo tra l’altro. Erano cose dette tanto per dire. In quegli anni funzionava così. Con la stampa, la TV e qualche dirigente dai denti marci che aizzava la folla.
Basta con questi “NO”.
Alessandro Bertante – Nina dei Lupi
Devo ancora decidere quale considerare il migliore dei due: questo “Nina dei Lupi” di Bertante, o “L’Uomo Verticale” di “Davide Longo”. Prenderò una decisione entro la fine della recensione.
Il raffronto nasce dal fatto che i due romanzi, benché diversi, sembrano costruiti lungo la stessa linea temporale. Nina dei Lupi può essere letto infatti come il seguito de L’Uomo Verticale.
Il romanzo di Longo è ambientato nel mezzo della prima ondata di barbarie seguita ad uno sconvolgimento sociale che ha di fatto annichilito istituzioni e forze dell’ordine. Le vicende narrate da Bertante invece si svolgono qualche anno dopo ed ha per protagonisti alcuni abitanti di un paesino di montagna volutamente isolati dal resto del mondo. Un mondo ormai in rovina.
In entrambi i romanzi i sopravvissuti dovranno difendersi dalle bande di violenti, scendendo a compromessi con la loro natura pacifica.
Quello di Longo è in gran parte un romanzo “on the road”, mentre Bertante concentra l’ambientazione in mezzo alla natura, tra le montane, con le sue leggende e i suoi riti ancestrali.
Il protagonista de “L’Uomo Verticale” è una persona qualsiasi, un intellettuale, che durante lo svolgersi degli eventi dovrà imparare a sopravvivere, abdicando alla propria natura pacifica e passiva. I personaggi di Bertante invece hanno qualcosa di eroico e mitologico.
In breve la trama de “Nina dei Lupi”: a seguito di un cataclisma che ha sprofondato il pianeta (o quantomeno l’Italia) nell’anarchia e nella barbarie, alcuni abitanti di un paese di montagna vivono in perfetto isolamento dal resto del mondo. Tra questi una bambina in procinto di diventare donna; una sorta di eremita della montagna con passato cittadino; una sopravvissuta che si farà plasmare dalla natura; una banda di predoni inclini alla violenza estrema; e i lupi, i padroni della montagna.
Due bei romanzi, due letture consigliate. Ma quello di Longo mi è piaciuto di più…
“Era una ragazza sveglia…”
Mi hanno dato particolarmente fastidio i commenti degli abitanti del paesino dove risiede una delle due ragazze coinvolte nelle ultime rivelazioni sulle feste a casa di B.
A quanto pare una delle due “già alle medie” era “particolarmente sveglia”. Sono parole dette da suoi presunti compagni di classe (sarà vero?), o quantomeno conoscenti (sarà vero anche questo? O si tratta di ex ammiratori dalle speranze frustrate?).
Cosa vuol dire? Possibile che alcuni uomini non trovino differenza tra l’avere una precoce vita sessuale, anche promiscua, e l’esercitare la prostituzione? E poi, al giorno d’oggi avere dei rapporti sessuali (sempre che di questo si parli) a 13/14 anni è ancora così scandaloso? Certo, parliamo di ragazzine, poco più che bambine, non ancora donne, e in fin dei conti anch’io ritengo che l’età del primo rapporto debba essere spostato un po’ più avanti. Ma ho conosciuto situazioni per cui alla ragazzina di turno, sempre particolarmente carina, siano stati attribuiti comportamenti ben più gravi di quanto effettivamente fossero. Insomma, bastava l’essere contesa da diversi ragazzi, bastava un po’ d’indecisione della protagonista della contesa (che spesso si risolveva in un banale passaggio di consegne…), che subito veniva tacciata per “particolarmente sveglia”.
Chiamiamo le cose con il loro nome. Una ragazza, una donna, può fare del proprio corpo quello che vuole. Vendersi è un’altra cosa.
Cormac McCarthy – Meridiano di Sangue
Il vecchio west e la violenza estrema, questi gli argomenti preferiti da Cormac McCarthy, che il questo Meridiano di Sangue riesce a mescolare sapientemente, trasformando la saga west di un gruppo di cacciatori di scalpi in un fiume di tenebra grondante sangue.
L’orrore. Sembra quasi di sentire il sussurro del Colonnello Kurtz di Conraddiana e Coppoliana memoria, nel lugo dipanarsi di atti di ferocia estrema, esecuzioni, miseria, stragi, povertà, stenti e decadenza. In mezzo a una natura selvaggia, a volte crudele, altre incantevole.
Se in alcuni tratti del romanzo si sostituisce l’anno in cui si svolgono i fatti, il 1850, con un’epoca imprecisata appartenente a un remoto futuro, si può credere di avere a che fare con un romanzo di fantascienza apocalittica.
Affascinante e misteriosa, e a tratti un po’ stereotipata se non caricaturale, la figura del Giudice Holden, messia del male con le fattezze di un gigante glabro. Ambasciatore delle coscienze criminali dei demoni che cavalcavano nel deserto.
Romanzo un po’ troppo lungo, ma mai noioso. Poetico e visionario. Da leggere. Del resto l’ha scritto McCarthy, una garanzia.