Archivi autore: Thomas M. Pitt

Non c’è nulla da commentare, spero vada in vacanza cosi’ si rilassa un po’

Massimo MorattiMa si, facciamo gli spiritosi. Buttiamola sul ridere. Moratti che consiglia ad Andrea Agnelli di andare in vacanza… Fossi un tifoso dell’Inter starei li a ridermela di cuore.
Quel giovanotto di Andrea Agnelli convoca una conferenza stampa, dove dice che rivuole lo scudetto 2005-2006. Quello scudetto vinto sul campo dalla Juventus con 91 punti e successivamente assegnato in segreteria all’Inter, terza classificata a distanza siderale, dal suo ex consigliere di amministrazione.
Poi saltano fuori le telefonate che tutti conoscono (o per lo meno tutti gli Juventini che non hanno smesso di informarsi, e quindi togliamo dal gruppo Marco Travaglio), la juve presenta un esposto, Palazzi ci mette una anno a dire che anche l’Inter ha commesso qualche articolo 6 (illecito sportivo), salvo poi dire “peccato, è tutto prescritto”. Ad Abete non è sembrato vero, e così la FIGC decide di non decidere, si dichiara incompetente, e lascia le cose come stanno.
Ma Agnelli non si arrende. Chiede e pretende giustizia, riservandosi la facoltà di rivolgersi a tutti gli organi preposti. Anche alla giustizia ordinaria, se è il caso.
E che fa Moratti? Non ci pensa due volte e a sangue caldo se ne esce con una battuta fulminante: “Le affermazioni di Andrea Agnelli? Non c’è nulla da commentare, spero vada in vacanza cosi’ si rilassa un po’”.
Strano, a me quello nervoso non sembra Agnelli.
Comunque Moratti stia tranquillo. Anzi, continui pure a fare battute. Tanto alla fine ride bene chi ride ultimo.

Non ci penso due volte: Vargas meglio di Elia

juan manuel vargasÈ fisicamente prestante. Buona tecnica, ottima corsa, ottimo tiro. È abituato al campionato italiano. Ha avuto buoni allenatori. All’occorrenza sa difendere. È nel pieno della maturità psicofisica.
Queste le ragioni per cui preferisco Vargas a Elia, che ha dalla sua l’età, la freschezza, alcuni colpi e, probabilmente, un ingaggio inferiore. E i difensori nostrani gli devono ancora prendere le misure, il che potrebbe comportare un miglior impatto nell’economia della squadra nel girone d’andata, come l’anno scorso per Krasic. Ma non mi sembrano motivi sufficienti per giustificarne l’ingaggio.
Quindi, ricapitolando, non disdegno Elia dell’Amburgo, ma il Vargas visto in questi anni nella Fiorentina si incastra alla perfezione nel puzzle imbastito da Conte. E, spiace dirlo, per un Vargas in più sarei disposto ad avere un Quagliarella in meno (purché non ci siano conguagli assurdi in ballo). Oppure un Amauri o un Martinez + milioni, ma qui sottolineo l’ovvio.

Accrescere il livello qualitativo della rosa…

Beppe MarottaSecondo Beppe Marotta quest’anno sono arrivati giocatori che “Accrescono il livello qualitativo della rosa”. Giusto, corretto. Pirlo di certo accresce il livello qualitativo della rosa, quando sta bene. Vidal pure, se mantiene le promesse. Lichsteiner sulla fascia destra è un garanzia, e speriamo lo sia anche in difesa. Vucinic non si discute, quando ne ha voglia.
Il livello qualitativo è indubbiamente cresciuto. Ma parliamo di una squadra che negli ultimi due anni è arrivata settima. Crescere di livello potrebbe voler dire arrivare quinti.
Si, perché le lacune, anche gravi, ancora ci sono. I difensori centrali sono gli stessi dell’anno scorso. Non dico che avremmo dovuto prendere Lucio o Juan (non ce li darebbero), ma non sarebbe stato uno scandalo provare a soffiare Mexes al Milan. Ho il sospetto che Moggi ci sarebbe riuscito.
Sulla sinistra abbiamo un grosso punto di domanda. A Vucinic che fa il tornate non ci credo neanche se lo vedo. Vargas sarebbe perfetto, ha corsa, tiro, fiato, tecnica e voglia. Mi ricorda Camoranesi sulla fascia opposta. Ma non ce lo vedo Marotta con le mani nuovamente nel portafoglio, e Quagliarella non credo si possa utilizzare come pedina di scambio. Nel caso, non ci vedrei niente di scandaloso.
Insomma, la Juve non mi sembra una squadra ben assortita. E Conte, grande Capitano, non credo riuscirà a mettere in opera il tanto strombazzato 4-2-4. Francamente non ci spero neanche e mi auguro che Conte non si intestardisca nel volerlo applicare a tutti i costi. Mi accontenterei di un solido, si fa per dire, 4-3-3 con Marchisio mezzala.
Con un buon difensore centrale (non un uruguaiano trentenne abituato al campionato turco) e un esterno come si deve forse potremmo giocarcela. Altrimenti la vedo brutta… e l’anno scorso ho azzeccato il pronostico.

Non confermo e non smentisco

Luciano MoggiRicordo ancora una delle classiche risposte che solitamente Luciano Moggi rilasciava ai cronisti interessati alle trattative di mercato della Juve. Alla domanda: “È vero che la Juve è interessata a Tal dei Tali“, Moggi sovente rispondeva “Non confermo e non smentisco”. Questa risposta veniva rilasciata per depistare. Infatti il giornalista e il lettore pensavano che la Juve stesse effettivamente trattando il tal giocatore, ma rimaneva nel dubbio, mentre invece alla fine saltava fuori dal cilindro qualcuno di cui non si era mai parlato, e che alla fine si rivelava migliore dei giocatori fin lì ipotizzati.
Saper condurre una trattativa di mercato, portare alla propria squadra i top player e le giovani promesse, vuol dire anche saper sfruttare alcune tecniche di comunicazioni con i media, di cui l’ex ferroviere Moggi era un maestro incontrastato. Avrebbe meritato una laurea ad honorem.
Veniamo al presente. L’affiatato duetto Marotta & Paratici deve rassegnarsi a prendere esempio dalle suddette tecniche moggiane, se non vogliono continuare a collezionare magre figure. L’ultima in ordine di tempo: Lo Monaco del Catania che annuncia la vendita di Silvestre al Palermo.
Probabilmente Silvestre non interessava alla Juve, oppure veniva considerato giocatore da seguire ma da tenere in basso nella scala delle priorità. Purtroppo l’impressione data è che il Palermo ha soffiato Silvestre alla Juve. Così come il City le ha soffiato Aguero (e Dzeko l’anno scorso). Il Napoli Inler. Il Barcellona Sancez.
Troppi i nomi accostati alla Juve. E tutti, purtroppo, effettivamente trattati, o contattati, o opzionati.
Marotta deve imparare a mantenere segrete le trattative. A non annunciare i suoi viaggi. A smentire qualsiasi interessamento a chicchessia. A Non Confermare e Non Smentire. E non trasformare ogni trattativa e in interminabili tour de force. Un po’ di mestiere, che cavolo!

Vindice Lecis – Golpe

Una piacevole sorpresa. Non conoscevo questo bravo autore, Vindice Lecis, giornalista del gruppo L’Espresso. Ho trovato questo romanzo per caso e l’ho letteralmente divorato.
Romanzo breve, scritto bene, dalla trama veloce e dal tema interessante. Peccato per qualche refuso di troppo che l’editore s’è fatto scappare. La storia è quella del tentato golpe organizzato dal principe Junio Valerio Borghese, golpe messo in atto nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 e poi improvvisamente bloccato grazie a un provvidenziale e misterioso contrordine.
Il romanzo non svela niente di quello che già si sa, e non fornisce teorie o ipotesi nuove, tuttavia di tratta di una facile lettura, vista da sinistra. Se volgiamo l’elemento nuovo è il racconto della vigilanza che l’allora PCI mise in atto, in quanto preventivamente informata, rispetto al probabile colpo di mano.
In mezzo a tutto il resto, una semplice spy story, una storia d’amore e tanti riferimenti storici e giornalistici a un periodo storico dalle tante ombre e dalle poche luci. Lettura consigliatissima, anche sotto l’ombrellone.

Il Gesto Nobile

In molti invocano “il gesto nobile”. Già, perché secondo alcuni restituire qualcosa di immeritato è un “gesto nobile”.
Restituire uno scudetto assegnato a tavolino sarebbe “un gesto nobile”? Un gesto da “signore”, come la stampa ama dipingere il presidente degli “onesti”?
Io lo chiamerei piuttosto un atto dovuto, altro che gesto nobile. E senza fare tante storie.

E vissero tutti prescritti e contenti

Fa specie che nessuno di quegli inquisitori che ad ogni prescrizione del B. fanno a gara ad invitarlo a rinunciarvi (giustamente) non abbiano avuto niente da ridire circa la prescrizione intervenuta provvidenzialmente a levare le castagne dal fuoco al procuratore federale Palazzi e all’Internazionale FC.
Si potrebbe pensare che “in presenza di nuovi elementi”, quali sono le intercettazioni che coinvolgono gli “onesti”, prima imboscate da qualcuno e poi recuperate dal mostro Luciano Moggi, la prescrizione potrebbe beatamente andarsene a quel paese. Ma vabbé, non stiamo a fare i pignoli. Tuttavia non si capisce perché Palazzi ritenga opportuno dover “invitare” a lasciare le cose così come stanno.
Sarebbe stato professionalmente ineccepibile invitare, allo stesso modo, la FIGC a occuparsi della questione, con un appropriato scarica barile.
E la FIGC il 18 luglio, appunto, si occuperà della faccenda lasciando, appunto, le cose come stanno… come da invito del procuratore suddetto.
E fa niente se Abete, tra un abbraccio commosso a Moratti e una lode sperticata all’Inter, ebbe a dire che “L’etica non si prescrive”.
In un paese dove mezzo parlamento ha fatto finta di credere che una marocchina senza fissa dimora fosse la figlia di Mubarak, è facile convincersi del fatto che promettere posti di lavoro ad un arbitro in attività non costituisca illecito sportivo.
Lo scudetto di cartone rimarrà all’Inter, è già tutto deciso.

Michele Vaccari – L’Onnipotente

Sarà che l’avrò letto senza la necessaria attenzione, ma questo L’Onnipotente di Michele Vaccari mi lascia un po’ con l’amaro in bocca.
Vaccari pare avere una spiccata padronanza della lingua italiana, ma lo stile appare abbastanza pesante e pomposo. Periodi interminabili, spesso senza punteggiatura, con iperboli linguistiche che si aggrovigliano apparentemente senza capo ne coda, salvo poi dover tornare indietro per riprendere il filo del discorso. Oppure  si passa avanti e pazienza se non si è colto il senso.
Alla fine la storia sembra interessante, e personaggi sufficientemente caratterizzati, ma a volte troppo caricaturali, troppo eccessivi.
L’Onnipotente narra le gesta di un potente, figlio di potenti, che ambisce al trono di Pietro, massima aspirazione per chi ha nell’ambizione, nell’attitudine al comando e nella brama di potere la propria ragione d’essere. Diventare Papa per governare le coscienze.
E per far questo mette da parte la sua di coscienza. Cosa che gli viene facile, visto che non ne ha mai avuta una realmente cristiana. Tutto suo padre: politico di razza che persegue il fine e si sbarazza dei mezzi.
Provate a leggerlo, ma con attenzione.

Ingiustizia è fatta

…Accusato di gravi delitti, fu additato come mostro dalla stampa. Successivamente scagionato, ne ebbe comunque la vita sconvolta. La sua vicenda rappresenta un caso emblematico degli effetti perversi sulla pubblica opinione di una campagna giornalistica pilotata e aprioristicamente accusatoria…

…Era evidente, quindi, che  fosse innocente. Ma tutti tacquero, vista la convenienza di avere un “mostro” a cui addossare la colpa…

…La notizia fu pubblicata dai giornali con grande rilievo: finalmente era stato catturato il “mostro…

Tratto da Wikipedia, voce dedicata a Gino Girolimoni

Sulla radiazione di Luciano Moggi, comminata per via dei fatti “aberranti” a lui imputati dalla giustizia sportiva, mi sento di dire che è stato commesso un vero e proprio delitto. Un’ingiustizia. Uno sconta la propria pena e quando mancano pochi giorni alla scadenza lo si condanna all’ergastolo. D’ora in avanti avrà poco senso parlare di “giustizia sportiva”: è a tutti gli effetti una contraddizione di termini.

Non sto dalla parte di chi dice “tutti colpevoli, tutti innocenti”. Moggi avrà avuto le sue colpe, ma quanto emerso negli ultimi anni ci fa capire che il malcostume nel mondo del calcio era prassi comune, e che non bastava definire qualcuno “un signore” per scagionarlo da colpe in tutto e per tutto simili, se non peggiori, a quelle del “mafioso” Luciano Moggi.

Negli anni 20 del secolo scorso la stampa e il regime trasformarono un donnaiolo qualunque in un pedofilo, in un mostro. Lo fecero talmente bene che nonostante fosse innocente il suo nome venne utilizzato negli anni per identificare laidi soggetti che adescavano ragazzine. Lui era innocente e venne prosciolto da tutte le accuse. Ma ne ebbe la vita distrutta.

Nel 2006 la Juve di Moggi, Giraudo e Bettega è stata identificata come male assoluto del calcio. “Così truccavano le partite” accusava in prima pagina la gazzetta dello sport. Al processo di Napoli è emersa un altra verità, l’unico processo nel quale l’accusa cerca di allungare i tempi in modo tale che si possa dire che Moggi l’ha fatta franca grazie alla prescrizione.

Caro Luciano, tieni duro!

Il Funerale

stella cadenteIl corteo funebre si dipanò per le vie del villaggio, con al seguito i pochi coloni rimasti. Un misero assembramento di vecchi testardi, accompagnati dai propri figli e con i nipoti condotti per mano.
Era giunto il momento di salutarne un altro. In quell’anno la comunità registrò una manciata di dipartite e, fortunatamente, qualche nuova nascita. La situazione era stabile. Le provviste erano sufficienti, e le colture sembravano reggere alle avversità.
Avevano bisogno d’aiuto, di un sostegno. Ma la terra d’origine aveva perso interesse nei loro confronti, e quei pochi coloni dovevano fare affidamento esclusivamente sulle loro forze. Ce la mettevano davvero tutta, ed era già un miracolo se una terza generazione era riuscita a vedere la luce tra quelle lande desolate.
Primo, di nome e di fatto, in quanto primo a posare piede da quelle parti, aveva scelto di andarsene da sveglio. Il male era giunto ormai a uno stadio terminale, gli mancava qualche settimana da vivere, forse qualche giorno, ma non voleva starsene fermo ad aspettare la morte. Le sarebbe andato incontro. I medicinali facevano il loro dovere. Non sentiva dolore. La sua mente era lucida.
Si fece rinchiudere dentro un sarcofago con oblò. Voleva assistere alla sua dipartita. Voleva guardare la morte in faccia, affrontare le fiamme senza paura. Voleva ritornare cenere. Voleva tornare a casa.
Imbarcarono il feretro nel vascello, e lui li vide piangere e salutarlo, in quel funerale senza religione e senza Dio.
La bara penetrò l’orbita terrestre pochi giorni dopo. Venne ridestato dal sonno indotto artificialmente. Vide il mare, le nuvole e la terra ferma. La temperatura salì vertiginosamente, ma non poteva sentire dolore. Mancò l’aria, le lacrime evaporarono e l’ultima cosa che vide fu la luce intensa delle fiamme. In quella discesa luminosa divenne cenere, e come cenere tornò a casa.

Il bambino vide la stella cadente attraversare il cielo, illuminandolo. Espresse un desiderio. Sarebbe voluto diventare un’astronauta. Volare nello spazio fin sulla Luna.
Lì avrebbe trovato qualcuno ad aspettarlo.