Archivi autore: Thomas M. Pitt

Ucraina: semplici considerazioni da bar

“Ispirato” dal commento di un amico su Facebook, provo a dire la mia su quanto accaduto in questi giorni in Ucraina. Faccio un semplice parallelismo con la vicenda riguardante l’indipendenza del Kosovo. Bene, allora gli Stati Uniti, la Nato e la comunità internazionale intervennero in difesa di una regione che storicamente è sempre appartenuta alla Serbia (la quale, apprendo leggendo un po’ qui e un po’ la, vi affondava le proprie radici storiche), e che negli anni venne colonizzata dagli albanesi. Si disse che la Serbia, per mano delle armate di Milosevic, stesse massacrando la popolazione kosovara, e pertanto si intervenne per difendere dei civili inermi. Peccato che l’intervento venne fatto bombardando Belgrado (storicamente una delle principali capitali europee), dove persero la vita 5.500 civili, e non si tenne conto del fatto che, in Kosovo, operavano armate di terroristi kosovari organizzati in bande con struttura paramilitare, che a loro volta vessavano la minoranza serba. Quelle stesse bande, oggi, hanno fatto da terreno fertile a una delle più spietate mafie operanti nell’est europeo, specializzate nel traffico di armi, prostituzione e droga.

Una volta vinta guerra dalla coalizione occidentale, al Kosovo venne concessa l’opportunità di chiedere e ottenere l’indipendenza, subito riconosciuta senza se e senza ma.
Bene, per la Crimea si stanno usando da parte occidentale criteri totalmente opposti! Certo Putin non sarà uno stinco di santo, così come non lo è stato Yanucovich (che comunque è stato eletto democraticamente, e poco democraticamente è stato rovesciato dalla piazza), ma a ben vedere il referendum in Crimea ha basi e motivazioni ben più solide rispetto all’indipendenza kosovara. Innanzi tutto le popolazioni in crimea sono sempre state in maggioranza russofone. Addirittura la Crimea stessa faceva parte della Russia fino al 1954, quando venne ceduta all’Ucraina da un Chruščёv forse un po’ alticcio. Infine, il referendum che si è tenuto nei giorni scorsi, ha visto la presenza di 150 osservatori internazionali, che ne hanno certificato la regolarità. Certo, i carri armati Russi stonano non poco rispetto a tutto il resto, ma ciò che preme far notare è il solito sistema dei due pesi e due misure nella politica internazionale statunitense. Per i quali, forse, l’avere a che fare con potenze economiche, politiche e militari che ne possano intaccare la leadership mondiale, può far bene prima di tutti a loro stessi, anche se spesso non se ne rendono conto…

The Master (film 2012)

Trovandoselo tra le mani in concomitanza del tragico decesso di Philip Seymour Hoffman, Sky ha mandato in onda in questi giorni il film The Master, scritto, diretto e prodotto da Paul Thomas Anderson e con protagonista, oltre al già citato PSH, Joaquin Phoenix.
Il Film “dovrebbe” essere ispirato alla vita del fondatore di scientology L. Ron Hubbard. Dico “dovrebbe” perché se questa cosa non la sai o non te l’ha detta nessuno, è sicuro che da solo non ci arrivi. Ora, pur non conoscendo per filo e per segno la biografia del santone/scienziato/scrittore di SF americano, è chiaro che nel film manca qualcosa che dovrebbe farti capire dove si vuole andare a parare. Sembra si parli di uno psicanalista mezzo schizzato, e della sua famiglia altrettanto sbrindellata, che se ne va in giro per il mondo a fare proseliti, senza poi ottenere chissà quale successo.
Nessuno riferimento alla dyanetica (se non in modo molto indiretto, laddove vengono esposte delle pratiche psicoterapeutiche completamente fuori di testa), o alle sue teorie pseudo scientifiche/fantascientifiche, ne tantometo alla rigida struttura gerarchica della “chiesa” di scietology…
Altrettanto ambigua, priva di spessore e totalmente campata per aria la figura di un Joaquin Phoenix con paresi facciale permanente. Una sorta di troglodita fissato per il sesso che sviluppa una dipendenza morbosa nei confronti Lancaster Dodd (l’alter ego di Hubbard), fondatore de “La Causa”.
Insomma, non sto a tirarla per le lunghe perché il film sembra più che altro una raccolta di “spunti e appunti”: impressione già avuta prima ancora di leggere su wikipedia che la trama è “stata parzialmente ispirata dal personaggio di Lafayette Ron Hubbard, fondatore di Scientology, ma anche da scene inutilizzate della prima stesura de Il petroliere, da storie che l’attore Jason Robards aveva raccontato ad Anderson riguardo ai suoi giorni in marina durante la guerra, e dalla vita di John Steinbeck”.
Ho apprezzato tutti gli altri film di P. T. Anderson, da Boogie Nights a Il petroliere, passando per Magnolia e per il bellissimo Ubriaco d’Amore, ma l’impressione rimasta dopo aver assistito a questo The Master è quella d’essermi sorbito per più i due ore una boiata pazzesca come non ne vedevo da anni.
Cocente delusione.

Giovanni Cocco, La Caduta

Autore scovato per caso su Amazon, Giovanni Cocco ha scritto un romanzo apocalittico, nel vero senso della parola, pur descrivendo eventi presenti e passati, ed accennando soltanto di squincio a un paio scenari ambientati in un futuro che può essere l’oggi. Apocalittico perché il libro delle rivelazioni viene citato e utilizzato quale fonte di ispirazione per questo imponente affresco contemporaneo, dove eventi e cataclismi già avvenuti introducono e caratterizzano quella che sarà/è la fine dei nostri tempi.
Romanzo ricco di personaggi e punti di vista, narrati in prima o in terza persona, sullo sfondo le tragedie planetarie e simboliche che hanno caratterizzato l’inizio di questo ventunesimo secolo: tsunami nell’oceano indiano, primavere arabe, crisi globale, uragano Katrina, naufragio della Costa Concordia, attentati a Londra e strage nell’isola di Utoya, giusto per citarne alcune.
Libro che si legge tutto d’un fiato, senza mai un calo di ritmo, una pausa, una caduta di stile.
Lettura consigliata e autore da tenere sott’occhio.

Aldous Huxley, Mondo Nuovo

Mondo Nuovo / Ritorno al Mondo Nuovo(Mondadori; Collana: Oscar classici moderni)
Haldous Huxley (autore); L. Gigli (Traduttore), L. Bianciardi (Traduttore)

Avete presente il mantra con il quale il premier Enrico Letta cerca di venderci come fenomenale e fantasmagorico il suo primo anno di governo? “Stabilità, stabilità, stabilità…”
Bene, mi è capitato di ascoltare su Radio Rai 3 il programma “Aldous Huxley raccontato da Tommaso Pincio”, basato su un testo che lo scrittore romano aveva già pubblicato sul suo blog e che io avevo già letto. Tuttavia, soltanto dopo averlo ascoltato alla radio sono stato colpito da questa affermazione , riguardante il romanzo Il Mondo Nuovo, scritto nel 1932: “I cittadini sono condizionati geneticamente per occupare serenamente il proprio posto, il governo fornisce loro la droga di cui hanno bisogno, più una quantità considerevole di svaghi e Servizi di Solidarietà che si risolvono in vere e proprie orge. L’unico problema è che in nome dei valori «Comunità, identità, stabilità», la solitudine e il pensiero individuale sono banditi e puniti con l’esilio.“. E qui tralascio le considerazioni politiche del caso…

Ho letto Il Mondo Nuovo (Brave New World) una ventina d’anni fa quando, poco più che maggiorenne (e culturalmente poco attrezzato per affrontare questo tipo di letture), divorai tutta una serie di romanzi distopici, a partire dai più conosciuti Fahrenheit 451 e, soprattutto, proprio quel 1984 di Geoge Orwell che oggi, tra NSA, Facebook, Google, Reality e Smartphone, è citato quale testo profetico del nostro presente.

Se 1984 e Fahrenheit 451 hanno comunque un valore letterario superiore rispetto al Mondo Nuovo (e infatti sono enormemente più conosciuti, letti, studiati), nel romanzo di Huxley troviamo tutta una serie di spunti decisamente originali, soprattutto se si considera il periodo in cui è stato scritto. E poi ha il merito di essere stato pubblicato prima degli altri due, e di aver in un certo senso inaugurato e dato rispettabilità letteraria al romanzo distopico.
Tra i vari temi toccati nel racconto, troviamo quello della selezione e manipolazione genetica, e nel 1932 mancavano ancora una ventina d’anni alla scoperta del DNA. Si parla di droghe, o comunque di psicofarmaci diffusi in modo massiccio e capillare, e utilizzati come panacea di tutti i mali. Si parla di suddivisione della popolazione in caste, con sviluppo piramidale delle stesse, e troviamo in cima alla piramide un numero ristretto di persone ricche, belle, viziate e per le quali tutte le classi inferiori “lavorano”. Ma le classi inferiori non soffrono questa situazione, in quanto la loro inferiorità viene determinata geneticamente, mentre dalla loro vita la sofferenza viene tenuta a debita distanza grazie alla droga, al lavoro leggero, al sesso libero, diffuso, senza limiti e inibizioni, e incoraggiato fin dall’infanzia.

Insomma, senza voler svelare troppo a chi il romanzo non l’ha ancora letto, si tratta di una vera e propria allegoria del nostro presente, il ritratto di una dittatura non violenta e quasi democratica, ma pur sempre totalizzante e estrema. Allegoria scritta, ribadisco, nel 1932.
Bellissimo il finale, nella sua estrema drammaticità.
Se non lo avete ancora letto, fatelo quanto prima. Tornerete qui a ringraziarmi.

John Niven, A volte ritorno

A volte ritorno (Einaudi. Stile libero big) [Formato Kindle]
John Niven (Autore), Marco Rossari (Traduttore)

Il “ritornato” questa volta è niente-po’po’-di-meno-che Gesù Cristo in carne e carisma, nuovamente mandato sulla Terra da un Dio molto umano e poco divino, con la speranza di convincere gli umani a “Fare i bravi”, unico vero comandamento al quale il Padreterno tiene davvero.
Tornato da una vacanza che in paradiso è durata qualche settimana, ma che sulla Terra perdura dal rinascimento, Dio si rende conto che la popolazione terrestre avrebbe bisogno di una bella raddrizzata, e anziché inviare un bel meteorite e rifare tutto daccapo, decide di mandare suo figlio per cercare di migliorare le cose. Memore di quanto gli accadde la prima volta, e quindi un tantino controvoglia, Gesù è costretto ad mettere da parte le suonate di chitarra in compagnia di Jimi Hendrix e le canne rollate con la fantastica erba paradisiaca e a farsi nuovamente uomo tra gli uomini.
Una volta sulla Terra, insieme ad uno scalcinato gruppo apostoli, attraversa gli Stati Uniti per partecipare a un talent show per cantanti…
Romanzo umoristico (ma non troppo) e volutamente dissacrante (ma neanche tanto), questo “A volte ritorno” non è consigliato ai cristiani fondamentalisti, che vengono fatti letteralmente a pezzi nel romanzo di Niven, pur non rinnegando, ed anzi ribadendo, i veri insegnamenti cristiani dell’umiltà e dell’amore fraterno.
Una satira sociale che si legge facilmente, senza impegno, divertente quanto basta anche se non troppo originale.
Non un capolavoro, ma decisamente consigliato.

Juve: più decisa su Nainggolan!

radja nainggolanLeggi l’aggiornamento a fine articolo…
Un po’ come tutti, in passato ho preso incredibili cantonate su calciatori che mi parevano fenomeni e si sono invece rivelati dei flop colossali. Due su tutti: Krasic e O’Neal.
Il primo l’avevo visto qualche volta all’opera in Europa e con la sua nazionale, e mi ero guardato un bel po’ di filmati sul tubo. Una forza della natura! Memore dei miei del tutto deficitari trascorsi sul campo, dove praticamente col pallone ci sapevo fare poco, ma sull’allungo nessuno riusciva a starmi dietro, avevo associato la figura di Krasic all’idea romantica del calciatore velocissimo che sgroppa come un cavallo ed entra in porta alla velocità del suono. Krasic questo in effetti lo faceva molto bene, ma una volta che i difensori italiani hanno capito come bloccarlo, la furia bionda s’è rivelata per quello che è: un velocista senza fondamentali.
Delusione n. 2: Ryan O’Neal. Lui i fondamentali ce li aveva eccome, era forse un po’ lento ma aveva senso del gol, crossava in modo divino, aveva un dribling niente male e riusciva a trascinare il Cagliari in imprese memorabili. Poi è arrivato alla Juve e misteriosamente s’è eclissato. Anni dopo sono emerse quelle che purtroppo sono le sue debolezze, che con il pallone hanno poco a che fare…
Per questi due giocatori avrei scommesso un arto… stessa cosa che farei oggi per Nainggolan.
Krasic e O’Neal furono delusioni cocenti, e non è escluso che lo possa essere anche Nainggolan, ma da quello che gli ho visto fare mi sembra un vero campione. Ha classe, tecnica, grinta, visione del gioco, recupera palloni e ogni tanto segna. Una via di mezzo tra Pogba e Vidal, molto più vicino a quest’ultimo tatuaggi compresi (molto diverso invece da Pirlo, che è unico e non ci sono Xabi Alonso che tengano).
E’ vero che il centrocampo è il reparto più completo della squadra bianconera, e a turno un po’ tutti dovrebbero fare panchina se arrivasse il n. 4 cagliaritano. Però Nainggolan pare uno di quei calciatori capace di rafforzare, e non di poco, le avversarie. E poi, rendiamoci conto di una cosa: tutte le big europee si permettono di tenere in panchina fior fior di giocatori. Per rimanere tra i centrocampisti, ad esempio, Mascherano fa panchina nel Barcellona. Non parliamo di Real e PSG.
Purtroppo non si può avere una squadra di fenomeni e una panchina di seconde o terze scelte, altrimenti si vince lo scudetto ma si esce al primo turno di champion. Contro il Copenaghen, partita che avremmo dovuto sbloccare in mezzo secondo, sono entrati dalla panchina De Ceglie, Isla e Giovinco, e in campo c’era Peluso. Se avessimo fatto entrare un Di Maria, un (appunto) Nainggolan (dando più libertà in zona gol a Pogba e Vidal) o un Kolarov, magari le cose si sarebbero messe facilmente per il verso giusto.
La Juve DEVE bloccare Nainggolan per la prossima stagione, se ha intenzione di puntare il tutto e per tutto sulla Champion, dando un giocatore e/o cash a Cellino ora. Oppure lo prenda oggi se vuole tentare il mini triplete (ma non credo ci siano fondi sufficienti). Altrimenti lo prenderà la Roma, che diventerà in tal modo molto più forte e quadrata. Se invece lo acquisterà una tra Inter o Milan, per le due milanesi cambierà poco. Potranno racimolare qualche punto ma ormai il loro campionato è compromesso. Definitivamente 🙂

Aggiornamento del 08.01.2014
Come volevasi dimostrare, Nainggolan l’ha preso la Roma, l’unica squadra che ne trarrà sicuro beneficio, anche in classifica, credo.
Loro si rafforzano, non poco, noi rimaniamo così. Se ora la differenza di valori vale 8 punti, può d’arsi che con Nainggolan il divario possa assottigliarsi, anche se avrebbero bisogno di una punta meno discontinua che la mette dentro con regolarità. Va bene lo stesso, comunque. Vedremo cosa accadrà…

Due miliardi di nuove tasse

La verità, impossibile da smentire, è che la nuova legge finanziaria prevede due miliardi di nuove tasse per famiglie e imprese. Altro che cambio di rotta, riduzione del cuneo fiscale, buon padre di famiglia… Se Confindustria e CGL arrivano ad avanzare grossomodo le stesse critiche nei confronti dei provvedimenti presi dal governo, evidentemente qualcuno a Palazzo Chigi non è riuscito nell’ennesimo tentativo di prenderci per il culo, scusando il francesismo, e quel qualcuno è il nostro premier letta (nipote). Dice il vero quando afferma che lui non è Babbo Natale, infatti è esattamente il contrario. Lui è quello che mette le mani direttamente nei nostri portafogli (lui o il suo esecutivo, non fa molta differenza), tramite l’imposizione di nuove tasse, che poi servono in parte a foraggiare quelle lobby che sostengono il suo esecutivo.
Letta (uso la L maiuscola soltanto perché a inizio frase) sa che nel 2014 ci saranno nuove elezioni, inutile stare a girarci intorno, e sembra fare di tutto per contenere il PD entro i valori delle elezioni del febbraio scorso, in modo da riproporre con il presidente della repubblica (Napolitano se nel 2014, o un Amato qualsiasi nel 2015) le solite larghe intese, con magari qualche ancora di salvataggio a un B. nuovamente legittimato a sopravvivere e tirare a campare… in attesa della prossima sentenza.
Anche perché con un po’ di coraggio, che mai avrà, il PD di Renzi (altro segno che in italia il berlusconismo non è tramontato) rischierebbe di giocarsi da solo le elezioni con il m5s, tagliando fuori dai giochi Nuovo Centro e soprattutto Forza Silvio. Ma il nipote di suo zio, in comunione d’intenti con l’ex comunista novantenne, tutto questo evidentemente non potrà mai permetterlo…

Il 2 per mille…

Il finanziamento del 2 per mille da devolvere con la dichiarazione dei redditi ai nostri amati partitini, è chiaramente fuorilegge, e probabilmente anticostituzionale, perché contravviene il principio fondamentale del voto segreto. D’ora in avanti, visto che la dichiarazione dei redditi è pubblica, chiunque può sapere per chi voto, oppure chiedermi perché non ho devoluto il 2 per mille a nessuno. Immaginate un datore di lavoro che vuole nella sua azienda esclusivamente dei dipendenti appartenenti a un certo schieramento politico: d’ora in avanti potrà farlo attraverso le dichiarazioni dei redditi. Oppure, l’imprenditore che vuole “appoggiare” un determinato schieramento politico, può costringere i propri dipendenti a devolvere il 2 per mille sotto sua indicazione. E nell’amministrazione pubblica, da sempre “politicizzata”, pensate che non verrà utilizzato questo nuovo, utilissimo strumento? Scusate la domanda inopportuna, ma non facevate prima a dichiarare la soppressione dei diritti civili e l’instaurazione della dittatura?

Disfatta Turca

fangoChe dire, non me lo sarei certo aspettato, anche se i punti gettati al vento nelle prime, facili, partite del girone lasciavano presagire un futuro non proprio roseo in Champions. Peccato.
Sono convinto che la Juventus 2013/2014 sia più forte e “quadrata” rispetto all’anno scorso, e le semifinali erano certamente alla nostra portata. Il Real Madrid ha dimostrato andare avanti in Champion ci vuole il fenomeno davanti, anche se a noi è capitato di vincerla con un Vialli appesantito e nel viale del tramonto e un Ravanelli volenteroso ma nulla più. Altri tempi.
Passando agli ottavi probabilmente la dirigenza avrebbe tirato fuori un po’ di coraggio e completato il mosaico con uno o due innesti “monster”. Sognavo un centrocampo ancora più imbattibile con Nainggolan a ruotare insieme agli altri, e un Nani/Kolarov o, perché no, Di Maria, a fare la differenza sulle fasce.
A quel punto avremmo potuto sognare la finale.
Pazienza, non sarà così.
Benché la si consideri alla stregua del torneo della bocciofila, ci rimane tuttavia l’Europa League, che se fossi in Conte e nella Società cercherei di onorare fino in fondo. Per un paio di motivi: 1) la finale si gioca a Torino, e vuoi mettere? 2) Permette alla società di guadagnare qualche altro spicciolo.
Però con questa rosa, perfetta per il campionato, nutro qualche perplessità “numerica” circa la possibilità di continuare a giocare su due fronti. Sfumati i due acquisti di spessore di cui sopra, punterei comunque su un paio di rinforzi perché, non me ne vogliano, riserve alla stregua delle due P (Padoin e Peluso), con un Isla perennemente in stato di “aspetta che arrivo”, non danno sufficienti garanzie dal punto di vista qualitativo. E poi non è detto che Pirlo, una volta tornato a disposizione, riesca a entrare subito nella condizione giusta.
Detto questo, non mi viene in mente nessuno su cui puntare. Forse Diamanti può essere un buon acquisto (e così smettiamo di rimpiangere Giaccherini), e anche Abate non mi dispiacerebbe (ma non credo che il milan lo molli tanto facilmente), ma non si tratta di giocatori che ti cambiano la vita.
Concludo dando un paio di consigli a Conte e alla società. Bonucci ha vissuto stagioni migliori: lo si metta a svernare in panchina e si dia un po’ di fiducia a Ogbonna, al quale ho visto fare cose egregie nelle ultime apparizioni. Se si vuole puntare su Pogba con decisione, gli si rinnovi subito il contratto. Il giocatore ha sicuramente testa e cuore, ma ultimamente sembra distratto. Un aumento dell’ingaggio lo merita: gli si dia qualcosa in meno di Vidal e lo si tenga buono per un altro paio di anni. Oppure 50 milioni e via…

Ne vedremo delle belle…

Mi è capitato più di una volta, su facebook e nei blog del fatto quotidiano, di fare questa sparata: “Quando le forze dell’ordine sfileranno accanto ai manifestanti, ai politici gli si stringerà il buco del culo…”. Non siamo arrivati ancora a questo punto, ma ieri è successo qualcosa di inconsueto. Il gesto simbolico di levarsi il casco ha voluto dire: “Questo è soltanto l’inizio”. Ne vedremo delle belle…