Quel giorno non si sentiva bene. Per un po’ fu tentato di tenere nascosta la cosa, ma come varcò l’ingresso del suo reparto venne beccato da uno dei termoscanner resi obbligatori all’inizio della Nuova Ondata, disseminati ovunque. La sua temperatura corporea era di 37,8°.
Subito scattò l’allarme. Impiegati, operai, quadri e dirigenti si precipitarono fuori dall’edificio. Manutentori e addetti alle pulizie, promossi a SA – Soldati Antipandemici, con tanto di tuta in tyvek, maschera antigas e respiratore – lo circondarono e gli puntarono addosso i taser. Uno di loro tirò fuori una pistola simile a una lanciarazzi per imbarcazioni. Prese la mira, sparò e lo colpì al ventre con un dardo dalla forma simile a quella del volano del badminton.
– Ma che cazzo fai? – fece in tempo a chiedere, prima di accasciarsi a terra. Due secondi dopo la pistola emise un beep alternato.
– Positivo. Avvisate i familiari e chiamate una Volante di Primo Soccorso, – disse il capo degli SA, dopodiché visualizzò nel display dello smartphone gli spostamenti all’interno dell’azienda. Si è mosso poco, constatò, e non ha mai infranto le distanze di sicurezza. In un paio d’ore avrebbero sanificato il reparto e i corridoi dov’era transitato, e la vita lavorativa sarebbe tornata alla normale quotidianità.
Sempre che non fosse saltato fuori un’altro maledetto contagiato…