Benché legga fantascienza da una vita (bé, senza esagerare, diciamo da una mezza vita), con diverse centinaia di opere lette all’attivo, ho accumulato negli anni diverse lacune riguardanti la lettura dei classici del genere. Di fatto, le mie letture sono sempre state istintive e mai “doverose”. Ho così trascurato praticamente tutta la space opera, sottogenere che non apprezzo (Asimov a parte), più qualche altro classico del quale, per vari motivi e pur conoscendone l’importanza, ne ho sempre rinviato la lettura. Fiori per Algernon, scritto alla fine degli anni 50 del secolo scorso da Daliel Keyes, psicologo prestato alla letteratura, è uno di questi.
Charlie Gordon è un adulto affetto da un forte ritardo mentale e da un quoziente intellettivo particolarmente basso. Allontanato dalla famiglia ancora adolescente, è cresciuto presso un istituto psichiatrico, dove con determinazione e forza di volontà ha imparato a leggere e, in maniera molto approssimativa, a scrivere. Lavora presso una panetteria, dove svolge mansioni umili e dove si trovano quelli che lui considera i suoi amici. Considerate le sue caratteristiche e grazie anche al suo forte desiderio di “diventare intelligente“, tramite l’intercessione dell’istituto per adulti ritardati mentali da lui frequentato, viene messo in contatto con un equipe di scienziati che sta lavorando sul trattamento chirurgico del ritardo mentale. Altri esperimenti sono già stati condotti su cavie animali, una delle quali, il topolino Algernon del titolo, sembra abbia dato risultati sensazionali. Charlie accetta di sottoporsi all’intervento, che riuscirà appieno, e da li, tramite i suoi resoconti, assisteremo al progressivo aumento delle sue facoltà intellettive, che in breve tempo lo renderanno un genio con un QI di 185.
Tutta la storia viene raccontata da Charlie stesso, tramite i resoconti scritti poc’anzi menzionati. Resoconti inizialmente ingenui, sgrammaticati e pieni di errori ortografici, ma che miglioreranno progressivamente dopo l’intervento fino a diventare stilisticamente perfetti. A quel punto il romanzo prende una piega drammatica, che non voglio certo spoilerare, che tuttavia ci si aspetta fin dall’inizio della lettura.
Fiori per Algernon è un romanzo davvero bello, un vero classico moderno, tanto da essere spesso presente nelle antologie scolastiche. Il finale poi è di quelli che non si dimenticano: difficile trattenere le lacrime.
Lacuna colmata e lettura che consiglio a prescindere dai propri gusti in fatto di genere letterario, in questo caso di provenienza fantastica soltanto nella premessa scientifica iniziale.