Il Muto di Gallura è un racconto storico pubblicato di forma di romanzo nel 1884 dal sassarese Enrico Costa, scrittore, giornalista, studioso, operista, poeta, nonché tesoriere della Banca di Sassari, che visse tra la metà del 1800 e i primi del 1900, scopritore e “maestro” di Grazia Deledda.
Raccontato in prima persona dal Costa stesso, nella veste di storico narratore, il libro descrive le vicende e i protagonisti della faida che insanguinò il paese di Aggius e gli “stazzi” limitrofi tra il 1850 e il 1856, e che causò la morte di circa settanta persone. Protagonista in negativo di questa carneficina è il bandito Bastiano Tansu, sordomuto dalla nascita. Sicario al soldo di una delle due famiglie rivali, tanto feroce quanto disperato, in lui convivono l’istinto animale e la lucida disperazione di chi non sa e non può comunicare. Unica fiamma che illumina la sua esistenza è l’amore che prova per una giovane fanciulla, Gavina, bella e irraggiungibile.
Il Muto di Gallura è un romanzo bellissimo, semplice e delicato, nonostante i temi trattati, che descrive bene il carattere selvaggiamente fiero dei galluresi di un tempo. Un tempo in cui l’offesa personale veniva pagata col sangue, e la codardia giudicata il peggiore dei peccati. Persone fiere e spesso crudeli, ma capaci di sentimenti forti e fedeltà estrema. Il libro si legge velocemente ed è scritto in un italiano semplice, a tratti poetico. Il finale poi, è di quelli che non si dimenticano.