Articolo scritto originariamente il 3 aprile 2015, e ripubblicato, rivisto e corretto, il 25 febbraio 2018.
Sempre più spesso sono le offerte di Amazon a guidarmi nella selezione dei libri da leggere. Quando mi sono visto proporre a un paio di euro un romanzo di Emmanuel Carrère, scrittore di cui ho avuto modo di apprezzare le biografie di Eduard Limonov e Philip K. Dick, senza pensarci due volte ho deciso di scaricarlo nel mio Kindle, sicuro del fatto che, qualora avessi deciso di abbandonarne la lettura, avrei sprecato l’equivalente del costo di un caffè al bar.
Emmanuel Carrère credo sia al momento uno dei tre o quattro scrittori francesi contemporanei più letti al di fuori dei confini nazionali. E se, come scritto nella sinossi pubblicata su Amazon, La Settimana Bianca è (cit.) “il romanzo più perfetto di Emmanuel Carrère”, potete immaginare il motivo per cui le aspettative nei confronti di questo testo fossero molto alte.
Aspettative purtroppo in parte disattese. Il romanzo è scritto bene, tradotto perfettamente, non annoia, scorre che è una meraviglia ed è lungo il giusto. Ma quando leggi un thriller avente per protagonista un bambino, qualche brivido te lo aspetti. O, meglio, te lo auguri.
Visti i temi trattati, avevo messo in conto che se il romanzo, durante la lettura, fosse risultato troppo scabroso, l’avrei abbandonato senza esitazione. Non sopporto infatti quei romanzi che descrivono con dovizia di particolari gli abusi, fisici o psicologici, subiti dai bambini. Invece la tensione emotiva, seppur costante, rimane a livelli medio bassi, senza picchi, e la storia si capisce subito dove andrà a parare.
Come detto, la storia ha per protagonista un bambino con qualche problema relazionale e di apprendimento, che per la prima volta in vita sua dovrà trascorrere un periodo vacanza senza i genitori. L’occasione gli si presenta grazie alla settimana bianca, ripresa nel titolo, organizzata dalla scuola. Purtroppo le cose si mettono subito male per il piccolo e introverso Nicolas, mentre intorno a lui aleggiano la paura e l’angoscia causati dalla sparizione di un giovane abitante del villaggio vicino.
Basta, di più non vale la pena raccontare, pena il rischio di rivelare troppo.
Lettura comunque piacevole e di qualità anche se, volendo sintetizzare al massimo le mie sensazioni, manca del classico effetto wow!